Una cosa del genere non si capisce a fondo fino a quando non la si sperimenta sulla propria pelle. Vi avrebbero detto questo i corsari tardo seicenteschi riferendosi a Port Royal, una cittadina di quasi 7.000 abitanti situata in Giamaica, fino al 1692 principale centro strategico e commerciale della zona caraibica sotto dominio britannico.
Fu la più ricca città di porto nei Caraibi, ove l’ostentazione, la lussuria e il peccato andavano a braccetto. Port Royal era il “parco giochi” di corsari e pirati alla ricerca di svago, covo di prostitute, malviventi e uomini dagli intenti non del tutto ortodossi. A cosa doveva questa centralità il porto giamaicano? Per comprenderlo dobbiamo fare un passo indietro nel tempo, tornando al 1655, anno in cui gli inglesi strapparono la città agli spagnoli.
Sotto dominio della corona inglese, la città crebbe e accrebbe il proprio giro d’affari. Le autorità di sua maestà decisero di rendere il luogo un porto franco, in cui accogliere tutti i bucanieri a solo patto di poterli sfruttare contro il naviglio spagnolo e francese. Perciò si spiega la degenerazione sociale della città: il degrado era un male necessario, se contrapposto ai benefit nell’intralciare gli affari dei diretti concorrenti.
Tra le taverne e i bordelli di Port Royal passarono i vari Barbanera, Henry Morgan (quest’ultimo era a tutti gli effetti una star locale), Calico Jack, ma anche piratesse del calibro di Mary Read e Anne Bonny. Da quelle parti si beveva il peggior rum del mondo e, proprio in virtù di tale “qualità”, esso assunse una fama quasi cultuale. Tuttavia la nomea di Port Royal cominciò a sfaldarsi nel 1687. La Giamaica approvò delle stringenti leggi contro la pirateria, per le quali era vietata la pratica, pena la morte. Non immaginiamo neppure il numero di impiccagioni avvenute a Port Royal, una volta meta sicura, adesso ultima tappa prima della morte certa.
Noi nelle prime righe abbiamo citato un anno niente affatto casuale, il 1692. Sì perché il 7 giugno un tremendo terremoto colpì la costa sud orientale dell’isola, devastando Port Royal. Come se non bastasse, un successivo maremoto inondò quanto rimasto in piedi dopo le scosse. Morì quasi tutta la popolazione. I pochi che rimasero in vita si diedero al saccheggio.
L’evento catastrofico sancì la fine di Port Royal, permettendo l’ascesa della città di Kingston, oggi capitale del paese. Piccola curiosità: quello che rimane di Port Royal è sommerso sotto 8 metri di acqua. Il sito sottomarino è uno dei meglio conservati dell’emisfero occidentale, tanto da attirare decine di migliaia di visitatori provenienti da tutto il globo. Se passate da quelle parti, sappiate che potete entrare nella stessa taverna in cui capitan Morgan era solito abbeverarsi fino al trabocco, solo che vi tocca farlo con una tuta da sub.