Dando un’occhiata allo sviluppo architettonico delle piramidi in Egitto, possiamo individuare due macrocategorie che mettono d’accordo un po’ tutti: dalle prime strutture piramidali a gradoni, corrispondenti al periodo della III e della IV dinastia, si passa a delle opere cosiddette “canoniche”, altresì note come “piramidi regolari perfette” (di cui il primo esempio è la Piramide Rossa, Dahshur). Tuttavia esiste un anello di congiunzione tra i due blocchi concettuali, un collegamento senz’altro peculiare per forma e storia: il complesso piramidale di Snefru.
Faraone della IV dinastia, Snefru fu incoronato intorno al 2630 a.C. In vita il sovrano condusse delle campagne militari proficue, che garantirono all’Egitto dell’Antico Regno una certa stabilità politica oltre che un più intenso controllo delle regioni periferiche. Tra le altre cose, fu il padre di Cheope, proprio quel Cheope. Eppure, tra le scelte più originali del faraone, annoveriamo quella di cambiare necropoli che da Meidum (dove esisteva già una piramide pronta all’uso) passò a Dahshur.
Per suo volere, costruttori, ingegneri, architetti dovettero realizzare un nuovo complesso tombale, nel quale avrebbe spiccato una piramide alta – almeno secondo i progetti iniziali – 128 metri. Durante i lavori si presentò un inconveniente: il terreno, non omogeneamente livellato e in aggiunta cedevole, avrebbe reso precaria l’intera costruzione una volta completata.
Anzi, proprio nel bel mezzo della realizzazione, la pressione non ugualmente distribuita generò delle crepe che i costruttori non poterono ignorare. Urgeva una soluzione, anche se atipica, insolita per meglio dire.
Arrivati al quarantanovesimo metro d’altezza, i mastri optarono per un cambio di pendenza. L’inclinazione passò da 54° a 43° mantenuti per i restanti 56 metri. Il risultato fu una piramide romboidale a doppia pendenza che per carità, reggeva e non permetteva il collasso dell’intero lavoro (ancora oggi, dopo quattro millenni e mezzo, non mostra segni di cedimento) ma esteticamente lasciava a desiderare. Morale della favola? A Snefru non piacque. Il faraone ordinò la costruzione di una seconda piramide nel sito, ovvero la già citata Piramide Rossa.
La piramide di Snefru rappresentò per innumerevoli motivi un unicum dell’antica storia egizia. Prima struttura a sorgere su un terreno non fertile. Unica tra le piramidi a preservare la rivestitura calcarea (che infatti permette quella brillantezza di cui tanto si sente parlare). È la sola a presentare questa peculiare forma a doppia pendenza. Insomma, i motivi per definire quella di Snefru come la più insolita tra le piramidi ci sono tutti, non credete?