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Papiro svela uno scottante caso di corruzione e cospirazione nella Giudea di epoca romana

Qui siamo a un nuovo livello di Cold Case. Gli archeologi hanno tradotto un antico papiro che riporta un scottante caso di corruzione e cospirazione nella Giudea di epoca romana. Ma quali erano le accuse? E chi erano gli accusati?

Una storia di corruzione nell’antica Giudea

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Crediti foto: @Shai Halevi/ Università Ebraica di Gerusalemme

Il papiro in questione è conservato nelle collezioni della Israel Antiquities Authority e offre interessanti informazioni in merito ai procedimenti legali dei tribunali romani. I ricercatori hanno pubblicato il loro studio sulla rivista Tyche. Nel papiro si parlava di reati finanziari, in particolare di frode fiscale e di associazioni a delinquere che coinvolgevano la tratta degli schiavi sia in Giudea che in Arabia.

Fra l’altro si tratta del papiro in greco più lungo mai trovato finora nel deserto della Giudea. Comprende più di 133 righe di testo. Inizialmente – in maniera erronea – era stato classificato come nabateo.

Per decenni il papiro è rimasto ignorato, fino a quando, nel 2014, la professoressa Hannah Cotton Paltiel dell’Università Ebraica non lo ha riscoperto. La docente ricorda che si era offerta volontaria per catalogare i papiri presenti nel laboratorio delle pergamene. E quando lo vide contrassegnato come “Nabateo”, esclamò subito “Per me è greco!”.

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Crediti foto: @Arthur Szyk/ CC BY-SA 4.0

Grazie alla sua scoperta, adesso il papiro è stato ribattezzato P. Cotton. Ma non è finita qui. Perché è stata organizzata una vera e propria task force per decifrarlo. E il risultato è stato sorprendente.

In pratica il documento è formato dagli appunti dei pubblici ministeri per un processo svoltosi dinanzi a funzionari romani proprio alla vigilia della rivolta di Bar Kokhba (132-136 d.C.). Inoltre contiene anche una veloce trascrizione dell’udienza giudiziaria.

Il linguaggio usato è vivace e diretto, con uno dei procuratori che consiglia l’altro sulla base di elementi di prova ed elaborando strategie per anticipare le obiezioni. Il papiro descrive nei dettagli un caso avvincente che coinvolge reati di falsificazione, evasione fiscale, vendita fraudolenta e manomissione di schiavi. I principali imputati, tali Gadalia e Saulos, sono anche accusati di corruzione.

Gadalias era il figlio di un notaio, forse un cittadino romano, con già dei precedenti penali per violenza, estorsione, contraffazione e incitamento alla ribellione. Saulos, invece, era un suo collaboratore che aveva organizzato una vendita fittizia con manomissione di schiavi, senza pagare le imposte romane dovute. E per nascondere tale attività i due avevano anche falsificato dei documenti.

deserto giudea

I reati di falsificazione e frode fiscale erano puniti severamente secondo il diritto romano: si andava dai lavori forzati fino alla pena di morte. Il papiro, poi, aggiunge che Gadalia e Saulos erano anche invischiati in attività ribelli durante la visita dell’imperatore Adriano nella zona.

Visti i disordini in corso, probabilmente le autorità romane sospettavano gli imputati di essere implicati in cospirazioni più ampie contro l’impero, anche se non è ben chiaro se fossero davvero coinvolti nella rivolta di Bar Kohkba.