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Oxford e la rivolta studentesca di Santa Scolastica

Oxford e la rivolta studentesca di Santa Scolastica

Per quasi cinque secoli fino al 1825, nella città di Oxford, sede della più antica università del mondo anglosassone, è andata in scena una particolare manifestazione pubblica. Ogni 10 febbraio, in occasione della ricorrenza di Santa Scolastica da Norcia, il sindaco accompagnato dai consiglieri cittadini dovevano marciare sulla strada principale della città a capo scoperto. Al termine della marcia, il comune pagava ogni volta all’Università di Oxford un totale di 5 scellini e 3 penny. Si trattava di una multa dall’ammontare niente affatto casuale: un centesimo per ogni studente ucciso quell’esatto giorno, ma del 1355. Anche quello per il capoluogo dell’Oxfordshire non era – e non è ancora oggi – un giorno come gli altri. Tutto ha a che fare con una tendenza generale del Basso Medioevo europeo, con una rivolta e la risonanza che la medesima ebbe in patria così come all’estero.

Oxford e la rivolta studentesca di Santa Scolastica

La storiografia britannica si riferisce all’evento come “St Scholastica Day riot”, ovvero “Rivolta del giorno di Santa Scolastica“. Questo perché il 10 febbraio 1355, onomastico di Santa Scolastica, Oxford fu attraversata da venti di violenza e astio sociale, derivati da un’annosa contrapposizione, quella tra gli studenti e i cittadini. Il contesto non era specifico di Oxford o della sola Inghilterra, ma riguardava l’Europa nella sua interezza.

Oxford università cortile innevato

Da due secoli circa si stavano affermando le universitas magistrorum et scolarium (lett. “università dei maestri e degli studenti”), associazioni di maestri e studenti in grado di dare vita ad un fenomeno storico-culturale di assoluto rilievo. Le nascenti istituzioni ricevettero più qualche semplice attenzione da parte delle autorità, laiche o ecclesiastiche. In un’ottica di guadagno e prestigio, i sovrani iniziarono a concedere alle università garanzie e privilegi di ogni tipo. Un esempio lampante fu la volontà di Federico Barbarossa, sacro romano imperatore che nel 1158 promulgò la Authentica Habita con la quale si garantiva allo studium di Bologna, e nello specifico ai suoi studenti, uno status di piena autonomia e indipendenza dalle normative giuridiche comunali, nonché forti incentivi economici e finanziari.

Oxford Carfax piazza dei tumulti

Seppur con tempi e modi diversi, una cosa abbastanza simile la fece re Enrico III d’Inghilterra con le università di Oxford e Cambridge. L’obiettivo era sempre lo stesso: attrarre studiosi e insegnanti, fattori d’impulso per l’economia locale ed emblemi del crescente prestigio cittadino. Tuttavia se da una parte la concessione di privilegi e garanzie agli studenti poteva sembrare un grande vantaggio, dall’altra suscitava fastidi in chi quei benefici non li poteva neppure sfiorare. Vedasi il popolo autoctono, la gente comune, artigiani, contadini, locandieri, stallieri e così via. In alcuni posti questo contrasto lo si percepiva a malapena, in altri, al contrario, sfociò in veri e propri episodi di guerriglia urbana. È il caso di Oxford.

Oxford targa della locanda

Se volessimo rintracciare il casus belli, dovremmo affidarci alla tradizione popolare. Detto ciò, munitevi delle proverbiali pinze, perché qui leggenda e realtà storica si intrecciano alla grande. Nei pressi di Carfax, pieno centro cittadino, scoppiò una tipica rissa da osteria. Il dissapore sorse fra due studenti universitari, di cui si sono conservati i nomi, Walter Spryngeheuse e Roger de Chesterfield, e l’oste della taverna, tale John Croidon. Insomma, un po’ per i fumi dell’alcol, un po’ per naturale predisposizione anglosassone nel menare le mani, gli studenti insultarono il locandiere per la bassa qualità delle bevande alcoliche e di tutta risposta il padrone di casa li mandò a quel paese. Dopo le parole volarono gli schiaffi; agli schiaffi succedettero scontri armati appositamente organizzati.

Oxford scena tipica di un'osteria

Il primo cittadino di Oxford chiese al cancelliere dell’università di trattenere e punire i due studenti per l’affronto. Il cancelliere rispose picche e anzi, fomentò gli animi dei ribelli. Questi si raggrupparono in formazioni armate, assaltando edifici pubblici e case private. I cittadini reagirono e diedero vita a delle importanti rappresaglie, con raid mirati ai diversi studentati presenti in città. Due giorni durarono i tumulti, al termine dei quali si fece la conta dei morti: 93 totali, 63 studenti, 30 tra il volgo. Sul campo fu la fazione accademica a perdere, ma sulla carta la vittoria arrise all’Università di Oxford.

Il re infatti intervenne personalmente poiché emanò un decreto speciale che prometteva tutele e privilegi alla popolazione accademica. Inoltre s’impose la “marcia della sottomissione” di cui vi ho parlato in prima battuta. Questa è durata fino al 1825 perché in quell’anno il sindaco si rifiutò di prendervi parte. Come ci ricorda lo storico italiano Franco Cardini (Antiche università d’Europa: storia e personaggi degli atenei nel Medio Evo, 1991), la rivolta studentesca di Santa Scolastica non pose fine alle tensioni, né in Inghilterra, né altrove, che anzi rimasero ardenti a lungo ancora. Attriti che tuttavia non sfociarono mai più in episodi sanguinosi.

Oxford rivolta studentesca Santa Scolastica 10 febbraio 1355

Per quanto riguarda la conservazione della memoria storica, la città di Oxford non si è limitata alla tradizionale marcia. Nell’Ottocento alcuni autori inglesi hanno scritto romanzi sul tema (consiglio The Adventures of Mr. Verdant Green, di Cuthbert Bede). Ancora nel Novecento si è tornati a parlare di quel 10 febbraio 1355. In occasione del 600° anniversario, nel 1955 si è suggellata una simbolica riappacificazione fra le parti. L’Università di Oxford ha conferito al sindaco una laurea honoris causa mentre la città ha nominato il vice-cancelliere cittadino onorario. Tutto è bene quel che finisce bene, direbbe Shakespeare…