Da quando Carlo Magno aveva ricevuto nella notte di natale dell’anno 800 la corona di “Augusto dei Romani”, quelli che saranno poi chiamati i “Sacro Romano Imperatori” si consideravano i soli e legittimi successori di Roma antica. Ma il loro restaurato impero d’Occidente non era neanche una lontana copia del vecchio impero. Innanzitutto, il Sacro Romano Impero era uno stato feudale (cosa assolutamente aliena agli antichi Romani). Inoltre, dal X secolo in poi l’elezione imperiale spettava ai grandi nobili tedeschi che sceglievano il nuovo sovrano all’interno dell’aristocrazia germanica. Perciò, un impero decisamente più teutonico che romano. Tuttavia, vi fu un sovrano che vagheggiò concretamente il ritorno ai fasti di Roma antica. Questa è la storia di Ottone III, l’unico ad apparire “un po’ romano” fra i sacri imperatori tedeschi.
Figlio dell’imperatore Ottone II di Sassonia, Ottone III ascese al trono a soli tre anni. Fu sottoposto alla tutela della madre, Teofano Sklerina, il cui nome tradisce un’inequivocabile origine bizantina: era infatti la nipote dell’imperatore romano d’oriente Giovanni I. L’influenza materna lo fece avvicinare alla raffinata cultura bizantina, mentre i due precettori, Giovanni Filagato (greco di Calabria) e Gerbert d’Aurillac gli fornirono un’erudita educazione per quel tempo. Fu probabilmente lo studio di ciò che si conosceva del passato romano a fargli coltivare i suoi grandiosi propositi di restaurazione imperiale. Il suo progetto, definito dagli storici con il nome di Renovatio Imperii, affidava nuovamente centralità all’Italia e a Roma.
Nel 996, raggiunta l’età per governare da solo, scese in Italia per ottenere la corona imperiale da parte del pontefice e per perseguire il proprio programma politico-militare. Tuttavia, al suo arrivo nell’Urbe ricevette la notizia della morte di Papa Giovanni XV. Perciò, in virtù del Privilegium Othonis, il diritto degli imperatori di interferire nelle elezioni papali che suo nonno Ottone aveva ottenuto qualche anno prima, decise di imporre sul trono pietrino Gregorio V, suo parente.
Quindi, si insediò nei palazzi imperiali sul Palatino, iniziando ad intromettersi attivamente negli affari della città, scontentando così l’aristocrazia romana. Ottone incentivò anche l’immigrazione di elementi greci a Roma creando, tra l’Aventino e il Tevere, una zona greca (la cosiddetta “ripa greca”). Ma Ottone soprattutto non confermò la Donazione di Costantino, documento su cui si basava il potere temporale dei Papi. In questo modo poté avocare a sé i domini papale in Italia centrale, con la complicità di Gregorio V.
L’opposizione dei nobili a romani ad Ottone divenne così forte che portò addirittura all’alleanza fra i due casati rivali dei De Crescenzi e dei Conti di Tuscolo. Costoro, approfittando di un viaggio dell’imperatore in Germania, unirono le forze per organizzare una ribellione che detronizzò Gregorio V e impose sul trono di San Pietro Giovanni Filagato, proprio l’ex precettore di Ottone, con il nome di Giovanni XVI.
Ottone III tornò velocemente a Roma soffocò nel sangue la rivolta, catturando e uccidendo uno dei promotori, Crescenzo De Crescenzi. La leggenda vuole che il suo cadavere fosse stato esposto su una collina adiacente al Tevere, vicino al Vaticano. Il nome del luogo, subito ribattezzato dai romani “mons malus” (monte del male), sarebbe poi nel tempo mutuato in italiano in “Monte Mario“. Intanto, Giovanni XVI fuggì, ma venne catturato, torturato e infine fatto sfilare nudo a dorso di un asino con la testa rivolta verso la coda.
L’anno successivo, nel 999, venne a mancare Gregorio V. Ottone, quindi, impose quale nuovo Papa l’altro suo precettore, Gerbert d’Aurillac, che assunse il nome di Silvestro II. Si trattò di un’oculatissima scelta propagandistica, dato che Silvestro I era stato pontefice durante il regno dell’imperatore romano Costantino I. In questo modo, Ottone si presentava come un novello Costantino. Diciamo che la modestia non era fra i pregi del nostro Ottone. Tuttavia, una nuova rivolta della nobiltà romana costrinse Ottone III e Silvestro II ad allontanarsi dall’Urbe in attesa di rinforzi. Ma mentre stava preparando il suo ritorno in armi, il 23 gennaio 1002 Ottone si spense presso Isola Farnese, senza eredi. E con lui moriva anche il suo utopistico sogno di restaurare i fasti di Roma antica.