Storia Che Passione
Ostriche: il classico spuntino quotidiano del passato!

Ostriche: il classico spuntino quotidiano del passato!

Solo pronunciare il loro nome lascia presupporre una cena raffinata, magari a lume di candela, accompagnata da una buona bottiglia di champagne. In tanti le amano, pochi altri le schivano come se fossero il male assoluto (il sottoscritto ad esempio), ma le ostriche non possono che prendersi un posto d’onore nella classifica del cibo d’élite, ossia quel gruppo ristretto di particolari beni alimentari che una persona nella media non può permettersi tutti i giorni. Ok, se vi dicessi che non è sempre stato così? Se vi raccontassi la storia di questi molluschi insistendo sulla loro passata nomea di “cibo di strada” o “spuntino quotidiano” apprezzato anche e soprattutto dalle classi meno agiate?

Ostriche: il classico spuntino quotidiano del passato!

La storia delle ostriche è tanto vecchia quanto quella dell’uomo. Mi spiego peggio. Indagini archeologiche condotte in svariate zone del mondo hanno confermato una tendenza dei nostri più remoti antenati. Essi si cibavano frequentemente di Ostrea edulis (nome scientifico per indicare la specie di molluschi bivalvi che tutti conosciamo). Un’ipotesi valida – ma non del tutto accertata, dunque prendete l’informazione con le pinze – sostiene come siano stati i cinesi i primi a praticare l’ostricoltura in modo razionale e organizzato. Tuttavia, ragionando su aree più vicine a noi e di cui possediamo fonti decisamente più attendibili, sappiamo come nell’antica Roma le ostriche facessero parte della quotidianità di molte persone. Una tradizione che di certo non nacque in seno alla civiltà della lupa, bensì nell’era preistorica.

Due sono i casi noti in cui le ostriche salirono agli onori della cronaca romana. Si citi qui di seguito l’esempio di Plutarco. Lo storico greco-romano nella biografia dedicata a Lucio Licinio Lucullo (console nel 74 a.C.) scrisse come nei cosiddetti pasti “luculliani” non potessero mancare: “antipasti come frutti di mare, uccellini di nido con asparagi e pasticcio d’ostrica”.

ostriche mosaico romano

Secondo caso noto riguarda l’exploit delle ostriche come moda in età giulio-claudia (27 a.C. – 68 d.C.). In particolar modo durante l’impero di Nerone il mollusco passò improvvisamente dall’essere un cibo povero al rappresentare lo status symbol dei più abbienti. Curioso sapere come suddette valanghe di ostriche, richiestissime nella città eterna, non provenissero esclusivamente dall’area mediterranea (in cui tra l’altro abbondavano), ma dalla Britannia romana, ossia dalla Manica. Indelebile prova del corposo approvvigionamento romano delle ostriche sono le vecchie stazioni dedite all’ostricoltura ritrovate sul litorale tirrenico e in Francia meridionale.

Con più di qualche eccezione si può affermare come il consumo di ostriche si sia mantenuto invariato per secoli e secoli. Lo dimostra l’Inghilterra elisabettiana, nella quale frequentemente ci si cibava dei molluschi marini a teatro – come se fossero gli odierni popcorn nelle sale cinematografiche. A rivelarlo una grande campagna archeologica condotta nel The Rose, teatro londinese in cui era facile imbattersi in tipi qualunque come Christopher Marlowe e William Shakespeare, la quale ha comunicato il ritrovamento di 433 gusci di molluschi, dei quali il 77% apparteneva ad ostriche.

ostriche piatto

Non vi stupite, perché nell’Inghilterra del secondo Cinquecento era l’ordinarietà. Si coltivavano e si pescavano in enormi quantità nelle acque costiere atlantiche. Bancarelle le vendevano copiosamente nelle principali città affacciate sulla costa, da Bordeaux, passando per Nantes, Southampton, York, ovviamente Londra, Calais, Anversa, Lubecca e via discorrendo.

Ordinario che si è tramutato in straordinario in un’epoca ben precisa della nostra storia recente: la Rivoluzione industriale. L’avvento delle navi a vapore ha comportato un progressivo scandagliamento delle profondità marine e il rastrellamento di quanto trovato. Pesca intensiva, non regolata, a ritmi sfrenati. Così l’uomo contemporaneo ha depauperato i quasi due milioni di ettari complessivi nei quali le ostriche si riproducevano. Scene quasi fantasiose, come quelle narrate nel 1885 dalla rivista The Fisherman’s Practical Navigator, che riportava l’esistenza di banchi di ostriche così grandi da sembrare scogliere alte fino a 7 metri sopra il livello del mare al largo della Crimea, non si presentarono più.

ostriche pesca primi del Novecento

La decimazione di questi specifici molluschi bivalve non ha solo comportato una più scarna presenza sulle nostre tavole, ma anche una corruzione dell’ecosistema marino. Non dimentichiamo l’importanza delle ostriche per tutto ciò che riguarda l’incameramento di carbonio e l’azione propositiva di filtro delle acque.

Opere d’arte, componimenti in prosa, poesie e persino vecchissime fotografie lo dimostrano: un tempo le ostriche erano lo spuntino quotidiano al quale difficilmente poter rinunciare. Oggi non è più così, controprova di quanto l’azione antropica stia mutando equilibri ecosistemici rimasti immutati per decine di migliaia di anni.