23 novembre 2023, una data difficile da dimenticare per un passante che, per puro caso, si è imbattuto in alcuni resti ossei sospetti nella spiaggia di Sant’Agostino, Gaeta (LT). Il cittadino ha immediatamente segnalato il fatto alle autorità competenti. L’intervento della Polizia Scientifica, assieme agli agenti del Commissariato di Gaeta, è risultato essere pressoché tempestivo.
Scavando attorno al femore emerso, si è scoperto un intero corpo scheletrico, integro nell’aspetto, in posizione distesa. Grazie a denti ed ossa, le analisi hanno emesso la loro sorprendente sentenza: si tratta di un uomo figlio dell’antichità, vissuto all’incirca 2.000 anni fa. Una datazione precisa al millimetro (o per meglio dire, all’anno) non è possibile, ma una stima indica come l’individuo visse in un periodo compreso tra il 154 a.C. e il 78 d.C.
Lo stato di deposizione primaria lascia intendere come nel corso dei millenni i resti non abbiano conosciuto chissà quale spostamento. L’assenza di una manomissione successiva suggerisce l’impeccabilità di una sepoltura avvenuta tra la piena Repubblica romana e l’alto Impero. L’attività investigativa, richiesta dal già citato Commissariato di Gaeta e dalla Procura di Cassino, è andata oltre la semplice datazione.
L’analisi antropologica e odontologica condotta sulle ossa umane hanno contribuito ad evidenziare sesso, età, etnia, statura (estremamente generica, lo anticipo) e momento della dipartita. Lo scheletro bimillenario, ritrovato non lontano dalla Grotta del Turco, appartenne ad un uomo. Lo si evince dagli approfondimenti genetici, i quali sanciscono una netta predominanza del cromosoma Y.
L’individuo, caucasoide d’origine, si spense all’età di 60 anni. A rivelarlo sono le suture craniche, salde tra loro e quindi utili a decretare l’età previa la morte. Era alto dai 168 ai 191 centimetri (…) e, anche se è davvero presto per dirlo, probabilmente in buona salute prima di esalare il suo ultimo respiro. Non si conoscono le cause del decesso.
Non è l’unica e non sarà l’ultima volta in cui le spiagge delle nostro paese avranno qualcosa da restituirci, magari appartenente ad un passato remoto. Resti di un’epoca storica lontana eppure così vicina. Gaeta insegna e l’archeologia nostrana non fa altro che diffondere il verbo di questa specifica conoscenza.