Le bandiere nazionali sono i vessilli degli Stati e rappresentano uno degli oggetti maggiormente sacralizzati dalla retorica nazionalista. Oltre ai loro bellissimi colori e simboli, si tramutano spesso in simpatici passatempo in cui ci si diverte ad indovinare a quale nazione appartengano. Ma avete mai notato però che in quasi tutte manca il colore viola? Sapete il perché?
Iniziamo brevemente con un excursus generale sul viola. Come già detto in un precedente articolo, questo colore rappresentava già un problema scaramantico per il mondo del teatro in epoca medievale. Poi, nel XVI secolo, ci mise del suo anche la sovrana Elisabetta I d’Inghilterra. In questo frangente storico infatti un’apposita legge vietava proprio di vestire il viola poiché colore appannaggio solo della famiglia reale.
Anche in periodi più antichi, già nell’antica Roma, non si trovava facilmente in giro una persona di viola vestita. Questa volta il problema era però del tutto pecuniario. L’estrazione di tale pigmento avveniva sfruttando alcune lumache marine. Prima ancora, un laboratorio miceneo di ben 3.600 anni fa si dedicava all’estrazione del colore da questi crostacei. La difficoltà stava nel fatto che servivano decine di migliaia di esemplari per estrarre quantità modeste di colore.
Ma quando si risolse tale problema? Passarono moltissimi secoli e la scienza andò avanti, fino ad arrivare al 1856. Alla giovanissima età di 18 anni, il chimico Henry Perkin, mentre cercava una cura per la malaria, per un puro caso, scoprì come produrre tale colore in maniera economica e molto più facile. Inutile dire che brevettò la sua mauveina e ci ricavò un sacco di soldi.
A quel tempo però la maggior parte delle bandiere nazionali erano già cosa fatta, almeno nel loro scheletro fondamentale. Un esempio in senso contrario è quello della bandiera ella Seconda Repubblica di Spagna (in immagine sotto), durata dal 1931 al 1939 (de iure fino al 1947; precisazioni da poco), e quindi successiva alla scoperta di Perkin, con una striscia orizzontale viola in basso.
Ad oggi oltre il 95% dei vessilli non presenta il colore in questione e ciò è semplicemente il frutto di un processo storico durato millenni. Se Perkin avesse compiuto la sua scoperta qualche secolo prima, oggi, probabilmente, avremmo molte più bandiere col viola al loro interno. Ma la storia, lo sappiamo bene, non si fa con i “se” e con i “ma”.