Scavi sottomarini nel lago Van, guidati dall’Università Van Yuzuncu Yil e dal governo della provincia orientale di Bitlis, in Turchia, hanno portato alla luce un castello armeno di 3.000 anni circa. Si ritiene che questo appartenga alla popolazione urartea. Attualmente il livello dell’acqua del bacino è circa 150 metri più alto rispetto all’età del ferro e un membro del team di ricercatori, Tahsin Ceylan, afferma: ”Le civiltà che vivevano intorno al lago fondarono grandi villaggi e insediamenti mentre il livello dell’acqua del lago era bassa, ma dovettero lasciare l’area quando il livello dell’acqua si alzò”.
Il lago e la città di Van, si trovano attualmente all’interno dei confini turchi. Rappresentano il cuore della civiltà armena, dove è nata l’identità etnica degli stessi. Secondo Mosè di Corene, storico armeno del V secolo nonché autore dell’importantissimo scritto “Storia dell’Armenia“, Hayk, fondatore della nazione armena, si stabilì nei pressi del lago intorno al 2492 a.C. In tal luogo fondò il villaggio di Haykashen e vi costruì una potente fortezza.
Il lago Van era il centro del regno armeno di Urartu dal 1000 a.C. circa. Era uno dei tre più grandi laghi del dominio, insieme al lago Sevan e al lago Urmia, rispettivamente nell’attuale Armenia e Iran. ”Van” è una delle più antiche parole armene e sta per ”città”. Ancora oggi lo troviamo in molti toponimi come Nakhichevan (luogo/città di discesa), Stepananvan (città di Stepan) e così via. Nonostante il lago e la città di Van siano oggi parte della Turchia, conservano ancora tutte le tracce storiche armene. Per esempio, al centro del bacino d’acqua troviamo un’isola chiamata Akhtamar, sulla quale si erge una chiesa armena millenaria: la Cattedrale della Santa Croce
Gli armeni vissero nella regione di Van fino all’inizio del XX secolo. Successivamente vennero pesantemente perseguitati dai turchi ottomani (Genocidio degli Armeni). Ma tornando al nostro castello armeno, sappiamo come le sue mura si siano conservate grazie all’alcalinità delle acque. Queste si estendono per quasi un chilometro e si ergono anche per quattro metri in alcuni punti della cinta. Molti degli oggetti ritrovati tra le rovine confermano quanto pensato dagli esploratori subacquei: questo fu uno dei centri, se non il centro economico-politico dell’intero Regno di Urartu.