Le umane virtù sono diverse, i vizi rischiano spesso di corroderle e lacerarle, ma non c’è posto per loro nella storia di oggi. Oggi parleremo solo dell’apoteosi della virtù della forza d’animo e della grande piccola donna che la incarnava alla perfezione: Sarah Biffen. La fortuna è cieca, una pessima dea. Essa proprio non vide la piccola Sarah e quelli che, come lei, nacquero affetti da focomelia. Il devastante morbo che non permetteva lo sviluppo degli arti nel feto.
Verso la fine del Settecento, più precisamente nel 1784, a East Quantoxhead, la piccola protagonista nasceva in una casa piena di amore, insieme ad altri 5 fratelli. I genitori, dono dal cielo per tutti, lo furono in particolare per la Biffen. Al contrario di quanto spesso accadeva, non fu abbandonata alla morte, ma iniziata alla dura prova della vita. Per lei un po’ più che per gli altri.
Il primo lavoro della ragazzina, che come tutti contribuiva al mantenimento delle spese della famiglia, fu il circo. Sarah divenne un fenomeno da baraccone. Da tale esperienza acquisì ciò che più la rese famosa: l’arte del dipingere. Il suo affidatario, Emmanuel Dukes, le insegnò infatti a dipingere con la bocca, oltre che a pettinarsi, cucire e tante altre piccole azioni quotidiane. Il pubblico veniva spesso a vedere la giovane esibirsi in tali pezzi di bravura e cominciò ad acquistare i suoi primi quadri.
La Fortuna pare avesse tolto la benda, ora ci vedeva bene e guardava intensamente Sarah. Ad una fiera le fece incontrare infatti Andrew Douglas, Conte di Morton, fortemente scettico sul suo talento che le commissionò un lavoro da artista vera e propria: un ritratto. Da buon scettico, non fidandosi di Dukes, ogni sera portava a casa con sé il dipinto fino a quando non lo vide finire solo ed esclusivamente dalla bocca della Biffen. Fu allora che decise di prenderla con sé ed affidarla agli insegnamenti di pittore William Marshall Craig della Royal Academy of Arts.
Dopo un lungo studio e tante sofferenze, riuscì ad entrare anche lei nella prestigiosa accademia. Da lì in poi la strada sembrava in discesa. Arrivarono commissioni da famiglie nobili e personaggi illustri, fino alla regina consorte Carolina di Brunswick, moglie di re Giorgio IV, con la quale visse per un periodo. Ma omnia tempus habent, e, passato l’acme del suo successo, tornò ad affacciarsi sul quel baratro buio che la accompagnava da sempre.
Nonostante la pensione (non ingente) accordatagli da Giorgio IV, visse perennemente sul lastrico fino alla morte, sopraggiunta il 2 ottobre 1850 a Liverpool, dove è sepolta. Nonostante l’andamento sinuoso della sua vita, Sarah fu un esempio incredibile di virtù. Per chiuderla con un po’ dell’ironia che anche lei tanto amava possiamo dire che, nata senza arti, visse grazie all’arte, e lo fece alla grande.