Le Filippine nel corso dei secoli rappresentarono il punto di approdo di innumerevoli popolazioni, a partire dal XVI secolo con la colonizzazione spagnola, fino al XX secolo con la dominazione americana. Questo influenzò non di poco la sua storia e la sua identità culturale. Nel 1906, una particolare vicenda segnò per sempre il destino dell’arcipelago: il Moro Crater Massacre. Questo evento cambiò definitivamente i rapporti tra gli Stati Uniti e le Filippine.
La dominazione spagnola cominciò nel 1521, con l’arrivo di Ferdinando Magellano. Gli spagnoli governarono per oltre 300 anni le isole, introducendo la religione cattolica e un nuovo sistema economico. Successivamente, subentrarono gli americani, i quali vinsero la guerra ispano-americana nel 1898. Con questa ottennero le Filippine e istituirono un governo coloniale. È qui che il sentimento nazionale da parte del popolo filippino iniziò a crescere. Tuttavia, dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’arcipelago passò sotto il dominio Giapponese.
Tra le popolazioni etniche che vivevano in questo territorio, spiccava il popolo Moro, noto per la costante guerra verso i filippini di religione cristiana e per la resistenza nei confronti delle forze coloniali.
Durante la dominazione americana, dal 1898 al 1902, si susseguirono una serie di guerre filippino-americane che si conclusero con la vittoria degli USA e la morte di centinaia di civili filippini. Nonostante ciò, il popolo Moro continuò fino al 1931 a combattere i coloni, e nel 1906 furono protagonisti di un evento drammatico che sconvolse le loro vite per sempre.
Durante la battaglia del Cratere Bud Dajo, le forze coloniali americane uccisero centinaia di persone, comprese donne e bambini. Per quattro giorni ininterrottamente, gli statunitensi spararono con diverse mitragliatrici, uccidendo tutti coloro che si opponevano. I corpi dei deceduti formarono cataste alte circa 1 metro e mezzo e solo alcuni Moro riuscirono a raggiungere i nemici e combatterli con armi bianche. In tutto furono dagli 800 ai 1.000 a morire e solo 16 americani. Quest’ultimi, per testimoniare la vittoria e il ”bottino di guerra” scattarono addirittura delle foto.
Quest’evento non venne però accantonato, anzi. Cambiò per sempre l’opinione pubblica internazionale dell’occupazione americana delle Filippine. Tanto che nel 1906 il New York Times pubblicò una denuncia esplicita sull’evento: ”La Battaglia del Cratere Bud Dajo rivela la vera natura dell’America coloniale. Le immagini di donne e bambini massacrati sconvolgono il mondo, mettendo in discussione la moralità delle nostre politiche estere.”