Di imprese aeree stravaganti ne è ricca la storia, tra mille traversate e mirabolanti avventure. Fra queste sicuramente si assicura il podio quella compiuta nel 1987 da Mathias Rust che decise, partendo dalla Germania Ovest, di atterrare con il suo aereo niente meno che nella celebre Piazza Rossa di Mosca.
Il contesto internazionale era immerso nella celebre Guerra Fredda, ovvero l’opposizione ideologica tra blocco ovest, a guida americana, e blocco est, a guida sovietica. Dopo la corsa agli armamenti e quella allo spazio, gli scontri a distanza tra le due superpotenze erano sempre in atto, tangibili o meno.
Il nostro pilota trovò allora la sua motivazione legata a tale dinamica dicotomica di opposizione. Voleva dimostrare l’inferiorità tecnologica dell’Unione Sovietica, riuscendo nell’impresa.
Alle 13.00 del 28 maggio 1987 il volo D-ECJB parte dalla Germania Ovest e si dirige verso la capitale sovietica. Alle 18.00, dopo 5 ore di volo, si trova sopra la celebre piazza. Qui si presentano i primi ripensamenti di Rust. Non temeva per la sua salute o per il processo cui sarebbe sicuramente andato incontro, no. La sua preoccupazione principale erano le persone che come al solito vivevano la piazza nelle ore serali. Non voleva creare danni a nessuno.
Ormai però il dado era tratto, doveva atterrare. L’aereo si avvicinava sempre di più al suolo e le persone, a dir poco stupite, si allontanavano sempre di più. Atterrò a Vasilevski Spusk, uno degli accessi principali alla piazza. Inutile dire che seguì subito l’arresto del pilota. Di sicuro però aveva dimostrato le difficoltà tecnologiche dell’URSS, riuscendo nel suo intento.
Rust verrà condannato a 4 anni di lavori forzati a soli 19 anni. Rilasciato dopo un anno sulla parola fa ritorno alla sua Germania Ovest. La Perestojka di Gorbacev, affiancata alla Glastnost, non portarono buone nuove per l’Unione Sovietica e solo un anno dopo il rilascio del pilota la caduta del Muro di Berlino segnerà la fine del blocco est e la vittoria americana.