Più o meno tutti sappiamo chi fosse Ponzio Pilato. Anche solo per antiche reminiscenze del catechismo o per l’aver visto qualche film, sappiamo che fu il prefetto romano che condannò a morte Gesù Cristo. Ok, ma oltre questo? Chi era davvero Ponzio Pilato? Cosa faceva nella vita? Come fece a contribuire a creare accidentalmente una delle principali religioni a livello globale, il Cristianesimo?
La storia di Ponzio Pilato
Sappiamo che Ponzio Pilato fu prefetto romano della Giudea fra il 26 e il 36 d.C. Ma di cosa facesse prima, sappiamo ben poco. Molto probabilmente era di origini nobili in quanto, durante quelle prime fasi dell’Impero Romano, ruoli del genere erano riservati a persone nobili o discendenti di senatori.
Le scarse informazioni che si hanno su di lui non ritraggono un bel personaggio. Filone di Alessandria, filosofo ebreo, non lo amava particolarmente, tanto da descriverlo come una persona corrotta, che amava le tangenti e le esecuzioni senza processo. Insomma, un uomo crudele. Certo, forse Filone era un tantino di parte, visto che all’epoca fra Ebrei e Romani non correva buon sangue.
Pilato non solo era crudele, ma anche poco incline a conoscere le usanze e ciò che stava a cuore alla popolazione che avrebbe dovuto guidare. Lo storico ebreo Giuseppe Flavio ricorda di quanto fece entrare a Gerusalemme soldati romani con stendardi con l’immagine dell’imperatore Tiberio. La gente del posto si offese tantissimo. Pilato stava promuovendo il culto imperiale che venerava l’imperatore, pratica iniziata con Augusto. Ma il popolo ebraico era monoteista e non poteva assolutamente tollerare la deificazione di umani.
Pilato, vedendo lo scontento generale, mise fine a tale pratica. Ma continuò imperterrito a far inferocire gli Ebrei. Sempre Giuseppe Flavio ricorda di quando fece costruire un acquedotto per portare l’acqua a Gerusalemme. Apparentemente un nobile compito, non fosse che per i lavori usò i fondi del tesoro del Tempio. E durante le proteste inviò fra la folla soldati travestiti per malmenare fino alla morte i dimostranti.
Come governatore romano, pur facendosi odiare dagli Ebrei, in realtà riuscì a rimanere in carica per dieci anni. Non male considerata che la Giudea era una delle province più instabili dell’Impero Romano.
Curiosamente, però, dai Vangeli Ponzio Pilato non ne esce fuori come un governante crudele, quanto incerto e vacillante. Il tentativo di difendere Gesù descritto nel Vangelo di Marco, le mani lavate di fronte alla folla nel Vangelo di Matteo per dichiarare che lui non era responsabile del destino di colui che si era proclamato Re dei Giudei, la scelta data al popolo ebraico, se salvare Gesù o il criminale Barabba, dipingono un uomo non crudele e avido, ma solo ignavo, recalcitrante a prendersi le proprie responsabilità.
Tale discrepanza forse si spiega col fatto che il Vangelo di Marco, quello più antico, risale al periodo della fallita rivolta ebraica contro i Romani, quindi siamo nel 66-70 d.C. All’epoca la neonata setta cristiana si separò dall’ebraismo e, forse nel tentativi di attirare nuovi convertiti romani, piano piano spostò la colpa della crocifissione dai Romani ai leader ebrei.
Comunque sia, poco dopo il processo di Gesù, praticamente Ponzio Pilato scompare dai radar della storia. Tacito e Flavio Giuseppe sostengono che, a seguito della dura repressione della rivolta samaritana, Roma lo richiamò per mezzo del suo diretto superiore, il legato di Siria. Pilato doveva giustificare le sue azioni all’Imperatore Tiberio. Da qui in poi Pilato sparì nel nulla.
Non si sa neanche se Pilato ebbe udienza dall’imperatore, anche perché quando tornò a Roma, Tiberio morì e sul trono salì Caligola. Potrebbe anche essere stato che, con l’ascesa al trono del nuovo imperatore, Pilato fu graziato di default, come spesso capitava in queste circostanze. Alcuni sostengono che si suicidò per la vergogna del richiamo, altri che si convertì al Cristianesimo. Ma in realtà nessuno sa che fine fece.