Vivere una vita semplice e spensierata. Forse solo questo era il desiderio di Yi-Deokhye, o semplicemente Deokhye, un desiderio che l’ultima principessa di Corea non vide mai esprimersi. Nata nel 1912 dalla relazione dell’imperatore Gojong con la sua concubina Yang Chun-gi, la principessa trascorse i primi anni della sua vita tra l’affetto e le attenzioni di madre e padre. Solo loro però riservavano questo trattamento, perché il resto della corte mal sopportava quella bambina.
Crescendo, Deokhye palesò una personalità vivace e spigliata, ma soprattutto una curiosità fuori dal normale. In queste prime righe però abbiamo omesso un “piccolo” dettaglio. Deokhye, ma in generale tutta la corte imperiale, viveva in una prigione d’oro. Dal 1910 la Corea era dominio coloniale del Giappone. I nipponici decidevano le sorti del paese, non la casa Joseon, regnante per ben 5 secoli. Ragion per cui, alla morte dell’affettuoso padre imperatore, la principessa conobbe per la prima volta delle turbolenze in grado di affliggere l’intero corso della sua vita.
La morte di Gojong nel 1919 legò ulteriormente Deokhye alla madre. Unione che sarebbe durata ben poco, perché stroncata dalla volontà giapponese. Nel 1925 le autorità di Tokyo, con la volontà di “nipponizzare” e sottomettere i reali coreani, costrinse la principessa al trasferimento nel paese del Sol Levante; stessa sorte toccò al fratellastro Euimin, persona che aiuterà e non poco la ragazza coreana nei momenti più difficili.
Ricordate la spensieratezza che contraddistingueva Deokhye durante l’infanzia? Dimenticatela. Il soggiorno giapponese rese la principessa un’altra persona. Difficoltà relazionali, timidezza, chiusura, l’essenza del carattere della nobile coreana fu questo. Le cose peggiorarono nel ’29, quando si comunicò la morte dell’amata madre. Il tempo di andare in Corea, partecipare alle esequie e tornare immediatamente – sotto direttiva imperiale – in Giappone. Il crollo psicologico si manifestò in tutta la sua potenza.
Il già citato Euimin prese in cura la principessa. Depressione, allucinazioni e insonnia non distolsero la casa imperiale giapponese dal voler legare in matrimonio Deokhye con un aristocratico del posto, il conte So Takeyuki. Tutto ciò nel 1931. In realtà il matrimonio non fu infelice, il marito sostenne la nuova moglie nei momenti difficili, pagando le cure adeguate per curare quella sorta di schizofrenia sempre più palpabile. Dal matrimonio nacque anche una bambina, Masae, l’ultima ancora di salvezza per l’incolumità mentale della donna.
Col finire del secondo conflitto mondiale nel ’45, terminò anche il matrimonio (per ragioni economiche). Deokhye vide sua figlia ventiduenne sposarsi felicemente nel 1955, ma in quello stesso anno Masae scomparve misteriosamente, forse suicida. Il fallout psicologico fu tale che l’età mentale della principessa calò progressivamente, raggiungendo quello di un bambino. Nel 1962 Deokhye poté finalmente tornare a Seul, in Corea del Sud. Il paese accolse l’ultima principessa di Corea con estrema curiosità. Oramai però la donna di mezza età non aveva più nulla da dare a questo mondo. Deokhye si spense nel 1989, per cause naturali. Una triste storia, che da quelle parti però tutti ricordano. Come è giusto che sia.