Lucrezia Borgia rappresenta una donna decisamente avvolta dalla leggenda. A partire dall’800 diversi studi hanno iniziato a riabilitarla, mettendone in luce le spiccate qualità di statista e mecenate. Tuttavia per quasi 500 anni agli occhi di cronisti e storici, Lucrezia rappresentava il diavolo in persona. La sua figura ha ispirato le opere di molti autori, tra cui anche Victor Hugo. Fu lui a creare lo stereotipo negativo della Lucrezia avvelenatrice, scaltra e senza scrupoli. Sfruttando la propria bellezza e il proprio diabolico ingegno, la giovane Borgia avrebbe agito per i propri personali interessi e per quelli della sua famiglia. Le sue innegabili doti personali, mischiandosi a bugie, travisamenti e creatività artistica hanno contribuito a renderla una delle personalità più intriganti di tutto il Rinascimento. Ma chi era Lucrezia Borgia?
Ella era figlia del cardinale catalano Rodrigo Borgia, salito poi al trono pontificio come Alessando VI, e di Vannozza Cattanei. Suo padre fu uno dei pontefici più criticati del Rinascimento, il suo nome era sinonimo di nepotismo e immoralità. Ciò derivava dall’aver riconosciuto la paternità di vari figli illegittimi, tra cui la stessa Lucrezia e Cesare Borgia, anche lui un personaggio alquanto controverso. Di Alessandro VI si sono sempre sottolineati il libertinismo e la corruzione. Poi, dal momento che le alleanze matrimoniali garantivano il prestigio e la sopravvivenza familiare, la giovane divenne una pedina nelle mani di una famiglia scellerata.
Lucrezia Borgia si sposò più volte. I primi due matrimoni terminarono l’uno nello scandalo e l’altro nel sangue. Quando giunse a Ferrara come moglie del duca Alfonso d’Este, la sua fama era già quella di avvelenatrice e adultera. Riuscì gradualmente a demolire i pregiudizi legati al nome Borgia; durante le assenze del marito resse lei il ducato e esaminò personalmente le suppliche del popolo. Eseguì quest’ultimo incarico con grande cura e diligenza. Attraverso visite costanti, infondeva coraggio nei cuori dei ferraresi oppressi dalle guerre e dalle malattie.
Alcuni suoi contemporanei avevano già in parte smentito lo stigma negativo gravante sulla sua persona. Gli ambasciatori del duca Alfonso, recatisi a Roma per trattare le nozze con con Lucrezia, la descrivono come una donna savia e interessata agli affari di Stato. La sua amabilità contrastava alquanto con il quadro minaccioso e sinistro che circolava già da tempo in Italia. Prudenza e saggezza; queste sono le caratteristiche che rimasero impresse ai suoi interlocutori.
Lucrezia fu anche una importantissima mecenate. Durante gli anni passati a Ferrara, ella animò la prestigiosa corte estense. Si circondò di numerosi talentuosi artisti, tra cui Ludovico Ariosto, Ercole e Tito Vespasiano Strozzi e Niccolò da Correggio. A lei si deve un rinnovamento culturale che sfociò in una vasta produzione di commedie, poemi cavallereschi e scritti encomiastici. Data le sue origini, animò inoltre il ducato secondo l’influsso spagnolo, introducendovi la moda, il ballo e la lirica iberica.
Nel complesso, possiamo dire che la diabolica fama di Lucrezia Borgia fu in larga parte causata dalle colpe della sua famiglia. Il padre e il fratello sfruttarono la sua bellezza e la sua educazione per realizzare le proprie ambizioni di potere. In quanto donna, la famiglia non le riconosceva una volontà propria. Nonostante l’oppressione che dovette subire, la giovane Borgia, dotata di formidabile ingegno, seppe destreggiarsi abilmente in contesti tortuosi e potenzialmente fatali. Furono proprio il suo pragmatismo e la sua astuzia, qualità minacciose in una donna durante il ‘500, a farla passare alla storia come scaltra arrivista e manipolatrice. Fortunatamente, questo infamante ritratto è stato in larga parte messo da parte, e a oggi si sottolinea maggiormente il suo impegno nello sviluppo della cultura rinascimentale.