Livia Drusilla, conosciuta anche come Giulia Augusta, moglie dell’imperatore romano Augusto e madre del successivo imperatore Tiberio, modello per le matrone romane ed esempio di virtù. Una donna che mosse i fili della politica agli albori dell’impero e rappresentata sulle monete come personificazione della pietas.
Livia nacque nel 59 a.C. ed era figlia di Marco Livio Druso Claudiano, probabilmente come suggerisce il diminutivo, secondogenita. All’età di sedici anni sposò Tiberio Claudio Nerone, il quale assieme al suocero combatté al fianco dei congiurati e in seguito contro Ottaviano e Marco Antonio.
Sconfitti a Filippi, la famiglia di Livia lasciò l’Italia peninsulare, rifugiandosi nella Sicilia controllata da Sesto Pompeo. Livia ebbe due figli da Claudio Nerone, Tiberio e Druso, e poté tornare a Roma solo dopo che venne decretata l’amnistia per i proscritti. Qui incontrò Ottaviano, al quale faceva comodo il sostegno politico della gens Claudia.
Così il futuro Augusto divorziò dalla sua prima moglie, Scribonia, dopo che questa aveva partorito sua figlia Giulia, e convinse Nerone a divorziare da Livia. Il loro matrimonio durò ben 52 anni, fino la morte di Augusto avvenuta nel 14 d.C. Livia sempre al fianco del marito mostrando quale sarebbe dovuto essere il modello familiare dei romani, e Livia divenne un esempio per le matrone.
Livia non diede figli all’imperatore eppure questo non minò la sua posizione: consigliava il marito nelle sue politiche, svolgendo un ruolo attivo. Giulia rimaneva l’unica erede di Augusto e Livia dovette mettere in atto un piano per garantire un futuro politico ai suoi figli.
Livia fece in modo che Druso sposasse la nipote preferita di Augusto, Antonia minore, figlia di Ottavia. Druso intraprese una brillante carriera militare stroncata troppo velocemente dal sopraggiungere della morte. Tiberio invece sposò Giulia, una volta rimasta vedova dell’amico del padre, Agrippa. Storici e autori come Tacito e Cassio Dione affermano che Livia non fosse estranea ai decessi che colpirono la famiglia di Ottaviano. Le morti in questione costrinsero l’imperatore ad adottare e nominare come suo erede Tiberio. L’accusa rivolta a Livia da questi autori non sembra però sussistere, che si fosse trattato davvero di una serpe in seno alla gens Iulia?