Molti di voi mentre leggeranno questo articolo, magari avranno davanti agli occhi una borraccia. In qualsiasi scampagnata o gita, come nella vita quotidiana, ci accompagna questa fedele amica pronta sempre a dissetarci. Ma vi siete mai chiesti come e quando nasce? Se volevate saperlo siete nel posto giusto.
Prima di parlare di borracce, introduciamo il nostro personaggio principale: Pietro Guglielminetti. Nato nel 1797, nel tranquillo paesino di montagna dal simpatico nome di Sambughetto, Pietro aveva un enorme estro creativo. Lo dimostrò sin da giovanissimo producendo il “carro volante“, la prima autovettura azionata dall’uomo grazie ad un sistema di leve e ruote dentate.
Proprio per questa sua prima idea, nel 1826, chiese il brevetto all’Accademia delle Scienze, senza ottenere una risposta positiva. Accantonato questo progetto, ne aveva in mente però moltissimi altri. Si trasferì a Torino, in via Cappel Verde, insieme ai tre figli, Ambrogio, Giacomo e Lorenzo. Qui aprì una piccola azienda per la produzione di articoli militari. Si avvicinava dunque all’ambito della sua principale invenzione.
In questi anni iniziò quindi a pensare a qualcosa di estremamente diverso dalle automobili. Cercava un comodo e pratico contenitore in grado di mantenere l’acqua fresca, gradevole e facilmente trasportabile. Nasceva così la borraccia: 8 doghe in legno fissate in alto e in basso con cerchi di giunco. Chiaramente i primi esemplari erano in legno, così come anche il loro beccuccio e il tappo.
Si trattava di un contenitore inoltre piatto su un lato e curvo sull’altro. Perché? Semplice, per legarla al collo e adagiarla comodamente su un fianco. Arriviamo dunque all’annus mirabilis della famiglia Guglielminetti: il 1853. Nel giugno di quest’anno, Pietro e i suoi divennero fornitori ufficiali dell’esercito del Regno di Sardegna e fornirono diverse migliaia di borracce ai militari, alleviando la loro sete nei campi di battaglia.
Dopo la salita però, c’è sempre la discesa. Durante la Prima Guerra Mondiale, anziché avere una nuova impennata, le vendite crollarono. Vi era una nuova borraccia in circolazione, ed era in alluminio. Più comoda, leggera e versatile. Il 1918 fu l’anno di chiusura dei battenti dunque, forse anche perché i successori di Pietro non vollero proseguire l’attività di famiglia. In ogni caso il nome dei Guglielminetti rimane un validissimo e importante pezzo di storia italiana, militare e non.