La ormai celeberrima definizione di Salvemini “scatolone di sabbia” per descrivere la Libia è solo una delle numerose accuse rivolte a Giolitti. Mentre l’Italia continuava a sognare un proprio impero infatti le altre nazioni ne avevano già di più ampi e prosperosi.
Non restava che correre dunque e recuperare il passo delle altre potenze. Ma dove cominciava questo distacco?
Il tribolato processo di unificazione interna aveva escluso l’Italia dal novero delle potenze coloniali, portando non poco malcontento tra il nazionalismo italiano ed i suoi esponenti. L’assenza alla Conferenza di Berlino, tavolo di spartizione dei territori africani, aveva lasciato un segno nella politica estera italiana. Non si era ottenuto nulla, non restava che farsi giustizia da sé.
Eccezion fatta per i territori di Eritrea e parte della Somalia, le mire espansionistiche dell’Italia erano giunte sulle coste del nord Africa. La penisola del Dodecaneso ed i territori della Tripolitania, Cirenaica e Fezzan erano molto appetibili. Perché? Perché appartenenti al moribondo impero ottomano, impegnato nelle sanguinose guerre con la Russia zarista e, proprio nello stesso 1912, nelle guerre balcaniche.
Non restava che muovere l’esercito verso l’Africa dunque, ma la fretta giocò un brutto colpo al nostro Giolitti. Quando, il 29 settembre 1912, l’Italia dichiarò guerra all’Impero Ottomano il primo ministro scavalcò completamente il parlamento italiano. Non aveva chiesto il permesso insomma, mossa che pagherà con la caduta della fiducia dopo la guerra e la conseguente caduta del suo IV governo.
Neppure la guerra fu tutta rose e fiori (niente di nuovo eh). Il generale Carlo Caneva si trovò così a dover condurre una guerra che era tutt’altro che una passeggiata di salute. Il morente impero però si trovò di fronte carri armati e bombardamenti aerei e le truppe ottomane ebbero poco da fare. La vittoria italiana era scontata, o almeno sembrava. L’esercito nemico era battuto e rassegnato a perdere quei territori, ma le tribù beduine locali no. Inizia la guerriglia che metterà (non poca) paura alle truppe italiane.
Il risultato finale non cambiò però. L’Italia aveva il suo celebre “scatolone di sabbia”, un impero rispettabile e un poco di credibilità in più a livello internazionale.
Nell’Ottobre del 1912 venne ufficialmente siglata la pace nei pressi di Losanna, in Svizzera. Il sultano Mehmed V consegnava i territori all’Italia, e Giolitti aveva condotto con successo una guerra imperialistica. Forse però i suoi oppositori politici non la pensavano allo stesso modo e non avevano gradito la mancata consultazione. Buon rientro in Italia a Giolitti dunque, e buona fine al suo governo!