Un nuovo studio sostiene che l’inquinamento da piombo nell’antica Roma era così elevato da aver probabilmente abbassato il QI medio di 2,5-3 punti. Lo studio, pubblicato da poco sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, ha sollevato nuovi interrogativi su una questione assai dibattuta. Ovvero quello del ruolo avuto dall’inquinamento da piombo nella caduta dell’Impero romano.
Inquinamento da piombo nell’antica Roma?

Gli autori dello studio hanno collegato le tracce di piombo ritrovate in campioni di ghiaccio della Groenlandia alle antiche fonderie d’argento romane. La notevole quantità di inquinamento di fondo prodotto proprio da tali fonderie pare che abbia interessato larga parte dell’Europa.
Così hanno cercato di capire quanto di questo piombo potesse finire nel sangue dei Romani, in modo da stabilire quali effetti potesse avere sulle loro capacità cognitive. Questo perché sappiamo che il piombo è una potente neurotossina. Non esiste una quantità minima sicura da avere nel corpo e la sua esposizione è associata allo sviluppo di:
- difficoltà di apprendimento
- problemi di riproduzione
- problemi di salute mentale
- aumento del rischio di perdita dell’udito
Joe McConnell, uno degli autori principali dello studio e ricercatore presso il Desert Research Institute, nel Nevada, ha spiegato che le attività umane e industriali di 2mila anni fa avevano già all’epoca un ampio impatto su scala continentale per quanto riguarda la salute umana. Inoltre l’inquinamento da piombo dell’epoca romana è il primo, inequivocabile esempio di impatto umano sull’ambiente.
Ma perché la composizione del ghiaccio in Groenlandia ci dice quanto fosse inquinato l’ambiente in passato? Beh, questo accade perché, quando cade la neve, questa dopo un po’ si scioglie e poi gela, creando degli strati di ghiaccio in cui rimangono intrappolate le sostanze chimiche. E questo permette di stabilire una sorta di storia ambientale, controllando anche i livelli di inquinamento.

Perforando, estraendo ed esaminando carote di ghiaccio, gli scienziati riescono a misurare quale fosse il contenuto di anidride carbonica nell’atmosfera del passato. O anche quale fosse la concentrazione di elementi come il piombo.
Analizzando tre carote di ghiaccio, i ricercatori hanno scoperto che le concentrazioni di piombo sono aumentate e diminuite nel corso di un millennio, riflettendo la storia economica di Roma. Per esempio, il livello di piombo è aumentato quando Roma ha preso il controllo della Spagna, aumentando la produzione di argento nella zona.
Considerate che ogni 28 grammi di argento prodotto, si possono produrre fino a 284mila grammi circa di piombo. Mentre producevano il loro argento, i Romani stavano introducendo parecchio piombo nell’atmosfera. Durante il processo di fusione, poi, il piombo si attaccava alle particelle di polvere nell’atmosfera e una parte di esse è finita fino in Groenlandia.

Mettendo a confronto i dati con quelli relativi alle informazioni moderne sull’esposizione al piombo, ecco che i ricercatori hanno anche scoperto che i livelli di piombo durante l’epoca romana erano circa il doppio rispetto a quelli a cui sono esposti i bambini americani oggi. Inoltre le persone che vivevano maggiormente vicine alle miniere d’argento in Spagna probabilmente avevano più piombo nel sangue.
Considerate, poi, che i Romani erano esposti anche ad altre fonti di piombo, fra cui il vino dolcificato in recipienti rivestiti di piombo, le tubature in piombo e anche i calici in cui bere fatti col piombo.
In molti ritengono che l’elite di Roma fossa afflitta da gotta e disturbi comportamentali proprio a causa del fatto che bevevano grandi quantità di vino contaminato da piombo. Il che potrebbe rappresentare uno dei fattori che contribuì al declino dell’Impero Romano.