Ibrahim aveva solo 7 anni quando fu schiavizzato insieme al fratello dai turchi. Secondo alcuni era figlio di un principe etiope, ma poco si sa sul suo conto. La sua storia poteva essere la triste storia di un bambino schiavizzato come, purtroppo, molti altri. Savva Raguzinsky, ambasciatore di Pietro I, decise che così non sarebbe stato e lo acquistò come regalo personale dello Zar, amante delle curiosità orientali.
Arrivato in Russia la prima cosa che cambiò per lui, oltre al condurre una vita totalmente differente, fu il nome. Ibrahim, cristianizzato, si trasformò in Abramo, ed assunse il patronimico del suo padrino Pietro, dunque divenne Petrovich.
Abramo ricevette una grande istruzione cui sembrava molto predisposto. Inoltre Pietro lo prese sotto la sua ala protettiva e si dice che il giovane lo seguisse ovunque, anche nelle sue stanze, dove dormiva in compagnia della più alta carica della Russia zarista.
Studiò anche all’estero, in Francia nello specifico e parlava diverse lingue fluentemente. I suoi studi lo resero una persona brillante, tanto da diventare un validissimo consigliere del padrino, che lo porterà con se anche nella Guerra della Quadrupla Alleanza, contro la Spagna. Sarà proprio in questo contesto che Abramo sceglierà il suo soprannome di Annibale, chiaramente ispirato al condottiero cartaginese.
Essendo consigliere regio, validissimo in battaglia e preparato in diversi settori della cultura, alla morte di Pietro il Grande divenne una figura scomoda. Lo spedirono dunque in una sorta di esilio in Siberia e sarà spostato poi nella zona delle Repubbliche Baltiche, dove soprassederà i lavori di costruzioni ingegneristiche come una grande ferrovia.
Nel 1742 la zarina Elisabeta I lo volle nuovamente vicino a sé e gli attribuì un terreno vicino la capitale San Pietroburgo, e Abramo fu lieto di dare il nome del luogo al padre, nominandolo Petrovskoe. Il figlioccio dello zar ebbe inoltre due matrimoni e diversi figli. Da uno di questi, Osip, nascerà il celebre scrittore Aleksandr Pushkin.