Può una guerra scoppiare per un cane randagio? Se l’ha fatto un maiale, perché non può farlo un cane. Ci troviamo al confine tra Grecia e Bulgaria. Una frontiera quiete, punto di contatto fra due nazioni sorelle, pacifiche e rispettose… No, non è il mondo delle favole ma sono i Balcani orientali di inizio Novecento. Sin dall’inizio del XX secolo Grecia e Bulgaria si contendevano infatti il possesso della Macedonia e di parte della Tracia Occidentale. Ma in tutto questo manca ancora un protagonista, il nostro cagnolino.

Nel 1913, nella Seconda guerra balcanica, e poi durante la Prima guerra mondiale, le due nazioni se le diedero di santa ragione, proseguendo quello che avevano cominciato tra il 1904 ed il 1908 con scontri tra gruppi di guerriglieri disorganizzati. Alla fine metà Macedonia passò alla Grecia e, dopo il trattato di Neuilly, nel 1919, si aggiunse anche la Tracia Occidentale. Ma c’era un piccolo problema, come spesso accade in questi casi…
La maggior parte della popolazione delle due zone in questione era bulgara e di conseguenza obiettivo dell’irredentismo bulgaro. Quale è la risposta più fisiologica e naturale in questi casi? Chiaramente il terrorismo. Si formarono in quei territori l’Organizzazione Rivoluzionaria Interna Macedone (IMRO) e l’Organizzazione rivoluzionaria tracia interna (ITRO).

Il cuore pulsante dell’IMRO era appunto Petrič, centro amministrativo della parte bulgara della Macedonia. Un confine così caldo rischiava di scottare qualcuno; così fu. Arriviamo al 18 ottobre del 1925, giorno del famoso incidente, sul quale esistono due versioni. Secondo una di queste furono i soldati bulgari ad attraversare il confine greco e ad uccidere una sentinella ed un capitano, dando il via alla crisi. Ma ancora non c’è l’ombra di nessun cane. Arriviamo dunque alla seconda versione dei fatti.
Questa narrazione vuole che, un soldato greco che si trovava al confine, inseguendo il suo cane fuggiasco, invase il confine bulgaro. Arrivato però al passo Demir Kapia presso Belasica le sentinelle bulgare aprirono il fuoco. Proprio da tale versione dei fatti l’incidente divenne noto come “la Guerra del cane randagio“. La vicenda si concluse, niente di meno, con l’intervento della Società delle Nazioni.

Alla fine la richiesta dell’organismo internazionale prevedeva: 1) il cessate il fuoco immediato; 2) il ritiro delle truppe greche dalla Bulgaria; 3) un risarcimento di 45.000 sterline della Grecia alla Bulgaria. Alla fine, nell’arco di due anni, le condizioni furono rispettate ma si conta che morirono circa 50 persone, per lo più civili bulgari. Un conto leggermente salato per un cane randagio.