In Africa la schiavitù ha una storia lunghissima che anticipa l’arrivo delle potenze europee nel continente. Rimane però un dato incontrovertibile: la necessità europea di manodopera a costo zero nelle colonie americane diede un impulso cruciale alla tratta degli schiavi. L’uomo che incentivò alquanto il sistema della tratta tra Africa e Americhe fu nientemeno che Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero.
Nel 1516 egli diventa re di Spagna, ed eredita le giovani colonie del Nuovo Mondo. Grazie al brutale operato dei conquistadores Hernán Cortés e Francisco Pizarro, i suoi possedimenti al di là dell’Atlantico si ampliano sempre di più. Fino al primo ‘500, la tratta degli schiavi verso le Americhe era soggetta a varie regolamentazioni. Nella maggior parte dei casi, dalla Spagna il governo inviava persone già ridotte in schiavitù nelle colonie oltreoceano. Nel 1518 però, cambia tutto.
In quell’anno, Carlo V concede il permesso di trasportare quattromila africani direttamente alla volta delle Americhe, senza l’obbligo di passare per un porto europeo. Con questa decisione la tratta verso le colonie ispanoamericane diviene un’attività di larghissime dimensioni. L’imperatore elude totalmente lo statuto legale stabilito dai nonni Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia: secondo i due sovrani, era possibile trasportare gli schiavi africani nelle Americhe solo a patto che si convertissero al cristianesimo durante il viaggio.
Durante i primi anni del ‘500, la tratta di schiavi verso il Centro America ed i Caraibi era un fenomeno ridotto. A bordo di una nave spagnola il numero di schiavi era estremamente esiguo, aggirandosi tra un minimo di 2 a un massimo di 30. Dalla penisola iberica le navi partivano inizialmente per la colonia di Santo Domingo, sull’isola di Hispaniola.
Tuttavia, nel 1525 la situazione risulta radicalmente diversa. I registri delle navi negriere attestano che su un’unica imbarcazione si trovavano tra i 200 e i 300 schiavi. Le storie di questi prigionieri rimangono nell’ombra; non siamo in grado di stabilire i loro nomi, né le loro zone di provenienza. Gli spagnoli erano soliti comprarli dai portoghesi sull’isola di São Tomé, nel Golfo di Guinea.
I primi viaggi da São Tomé prefigurano le atrocità che si verificheranno nella tratta dei secoli successivi. Suicidi, epidemie e malnutrizione falcidiano migliaia di schiavizzati durante le spedizioni. Dalla fine del XVI secolo, circa l’80% degli schiavi provenienti dall’Africa occidentale raggiunge le Americhe, in particolare il Brasile. Le dimensioni relativamente contenute della tratta aumentano esponenzialmente nel XVII secolo, fino a raggiungere l’apice nel XVIII.