L’epopea di Alessandro Magno, che in soli 13 anni riuscì nell’impresa di conquistare l’Impero Persiano, si concluse amaramente con l’improvvisa scomparsa del re macedone a soli trentatré anni. Alla morte lasciava un impero immenso, esteso dalla Grecia al fiume Indo, ad un bambino, Alessandro IV. La giovane età dell’erede rendeva assolutamente insicura la successione. Difatti i generali che avevano accompagnato Alessandro nella sua impresa cominciarono a contendersi il potere. Le cosiddette “Guerre dei Diadochi” (dal greco “diadokoi”, ossia successori) fra i generali che avevano accompagnato Alessandro nella sua impresa decretò lo sfacelo dell’immenso impero macedone. Al suo posto sorsero i vari regni ellenistici, di cui quello più esteso era l’Impero Seleucide.
Si estendeva infatti dall’Anatolia centrale all’Indo, occupando quindi la gran parte dell’ex impero di Alessandro Magno. L’appellativo con cui è ricordato deriva dal nome della dinastia che lo governò fino alla sua definitiva dissoluzione, ossia quella dei Seleucidi. I Seleucidi erano i discendenti di Seleuco I Nicatore, ossia il vincitore (dal greco Nikè, vittoria), generale di Alessandro Magno.
Costui, dopo essersi ritagliato la fascia più importante di territorio durante le lotte fra i Diadochi, costruì pure la capitale del suo dominio, donandole il proprio nome: Seleucia al Tigri, fiume della Mesopotamia (oggi Iraq). Seleuco fondò anche un’altra città, Antiochia di Siria, così denominata in onore del di lui padre Antioco e che ospiterà al corte seleucide dal 240 a.C. fino al 64 a.C.
Tuttavia, fu proprio la grande estensione territoriale a rivelarsi uno degli elementi determinanti dell’indebolimento dell’Impero Seleucide. Ad esso si unì la grande instabilità al vertice, determinata da frequenti lotte fra i vari membri della famiglia Seleucide. Ad esempio, nel periodo compreso fra il 121 a.C. e l’83 a.C., si alternarono ben otto monarchi. In particolare, furono i Parti a diventare il problema maggiore per i Seleucidi.
La loro conquista dall’Asia Centrale determinò una riduzione del dominio seleucide alla sola Siria. L’ultimo brandello dell’Impero Seleucide cadde con la conquista romana della Siria, avvenuta nel 64 a.C. per opera di Gneo Pompeo Magno.