La penisola iberica medievale era divisa in 5 principali ripartizioni, ossia la Navarra, l’Aragona, la Castiglia, il Portogallo e Granada. Ogni territorio era caratterizzato da economie e interessi commerciali differenti. Tuttavia, in virtù della propria collocazione geografica l’Aragona fu il regno che tese maggiormente a proiettarsi sul Mediterraneo nel corso del tardo Medioevo. Il prodigioso risultato fu la costituzione di un vasto Impero Catalano-Aragonese.
La corona aragonese comprendeva al tempo le regioni della Catalogna, della Valenza e ovviamente dell’Aragona. La denominazione di questo regno appare tuttavia poco appropriata dal momento che verso la fine del Medioevo, il territorio aragonese rappresentava la parte meno importante di quelle regioni federate. Protagonista era infatti la vivacissima popolazione catalana, dedita a redditizie attività costiere. Sarà proprio la Catalogna a giocare un ruolo cruciale nell’espansione oltremarina della corona aragonese.
Dalla fine del XIII secolo, nell’arco di un secolo i catalani riuscirono a conquistare e ad organizzare oltremare un grandissimo impero commerciale. È interessante notare che la “nazione” catalana non diede mai ai propri insediamenti un carattere autoritario. Tutto il contrario. Con grande intraprendenza si impegnarono ad instaurare un sistema politico armonioso, bilanciato e profondamente rispettoso delle autonomie locali. L’ordine vigente non andò mai a discapito della libertà, diversamente da sovrani successivi, che a questo impero preferirono imprimere un carattere maggiormente dispotico.
Come abbiamo detto, l’impero catalano-aragonese fu soprattutto di natura commerciale. Su cosa si basava la sua prosperità? Sull’esportazione dei tessuti. Per farsi un’idea della preminenza della Catalogna durante quegli anni, basta pensare che il LLibre de Consolat vide la luce proprio a Barcellona. Si trattava di un codice marittimo che metteva per iscritto gli usi formatisi gradualmente fra la gente di mare che frequentava i porti di Spagna, d’Italia e di Francia. Questo testo divenne diritto comune nel Mar Mediterraneo, e ne regolò per secoli i traffici. Ma da quali compagini era formato l’Impero Catalano-Aragonese?
Nel corso del XIV secolo si ebbe l’impulso più forte all’espansione. I catalani presero un avamposto in Grecia denominandolo Ducato di Atene. Occuparono Sardegna e Sicilia. Inviarono consoli nei più importanti porti del bacino mediterraneo e i loro mercanti intrattenevano stabili scambi commerciali nel Levante, nel Nord dell’Africa, ad Alessandria e a Bruges. Per forza di cose si trovarono a rivaleggiare con genovesi e veneziani per il monopolio del commercio delle spezie con l’Oriente. Nel complesso il loro interesse non fu mai quello di stabilire un dominio politico, ma di trovare mercati per esportarvi ferro e tessuti.
Intorno alla metà del XV secolo giunse a compimento la politica espansionistica iniziata dalla Corona aragonese nel ‘200. A quel punto possedeva le Baleari, la Sicilia, la Sardegna, la Corsica e nel 1443 riuscì ad appropriarsi anche del Regno di Napoli. Questo successo era stato frutto di un’unità di intenti tra la politica regia e quella dei mercanti. Con il re Alfonso V l’imperialismo aragonese cambiò drasticamente direzione, poiché assunse tinte dinastiche e militaristiche. Dal momento che il sovrano non incoraggiava più la vitalità economica catalana, venne meno la stretta collaborazione tra popolo e dinastia che aveva caratterizzato la Catalogna nel periodo del suo fulgore.