Gli USA hanno davvero un territorio immenso e purtroppo soggetto a catastrofi naturali. Ogni anno si sente di tornado, tifoni o tempeste violentissime. Ma il vero disastro, forse il più grande della storia americana, fu un’eruzione vulcanica, risalente al periodo tra marzo e maggio del 1980.
L’eruzione, con un indice di esplosività vulcanica 5, ovvero corrispondente al tipo pliniano, fu la più significativa mai registrata nei 48 stati degli USA. Questa avvenne sul monte Saint Helens che si trova nella contea di Skamania, nello stato di Washington, e si fece sentire già dal 27 marzo del nefasto anno.
La serie di esplosioni freatiche si prolungò fino al 18 maggio, giorno del disastro. In questa data infatti si registrò la grande eruzione esplosiva. Già da due mesi si verificavano piccoli fenomeni sismici, fedeli compagni delle eruzioni. Nel giorno nefasto di maggio ce ne fu una però particolarmente violenta, alle 8:32 del mattino. Non esattamente il buongiorno che si sperava.
Tutto il versante nord del monte franò. E, anche questa, fu la più grande frana mai registrata, giusto per non farsi mancare nulla. Si crearono così le condizioni affinché la roccia fusa, mista a gas e vapori a forti pressioni, esplodesse in direzione nord. Tutto il materiale lavico sovrastò l’ingente frana.
La colonna di gas salì in cielo per ben 24 km, spargendo cenere in 11 stati americani e addirittura due provincie del Canada. Arriviamo infine al dato più tragico: 57 persone, fra cui fotografi e un geologo, persero la vita nell’accaduto. A loro si aggiungano migliaia di animali rimasti vittime della violenta esplosione.
In termini economici i danni furono elevatissimi. Oltre al costo umano della tragedia, un miliardo di dollari di danni stimati si aggiunsero alle varie nefandezze. Ad oggi a commemorare l’accaduto c’è il Monumento vulcanico nazionale del monte Saint Helens, sperando non si ripetano più tragedie simili.