La costa mediterranea del continente africano è un territorio estremamente affascinante, ricco di storia e cultura, tradizioni plurisecolari (alcune ultramillenarie) e curiosità d’ogni genere. Nell’antichità questa zona di mondo era sinonimo di prosperità, floridi scambi commerciali, benessere. Non è un caso se le principali potenze susseguitesi cronologicamente abbiano sgomitato pur di assicurarsi il controllo di questa terra; vedasi Cartagine, Roma, gli arabi e così via. Ecco, su Roma vorrei soffermarmi, ripercorrendo nello specifico la storia antica di una città simbolo del potere imperiale. Oggi è situata nell’odierna Libia, non lontana dalla più moderna Homs, ed è, per qualità dello stato conservativo, seconda solo a sua maestà Pompei. Signore e signori, vi presento Leptis Magna.
La città di Leptis Magna è una testimonianza pregiata del trascorso romano in Africa. A conferire valore artistico/architettonico, oltre che storico, all’antico centro abitato è un patrimonio senza eguali, da lasciare senza fiato alla sola vista. Ma la storia di Leptis Magna non origina da Roma, bensì da una sua storica rivale: Cartagine. Sebbene la fondazione dalla datazione incerta (comunque in un periodo che va dal IX al VII secolo a.C.) sia da attribuire probabilmente ai Fenici, sarà l’influenza cartaginese a trasformare il villaggio di pescatori in una cittadella portuale di tutto rispetto. Dopo la Terza Guerra Punica (149-146 a.C.) e l’annichilimento di Cartagine, Leptis Magna ricadde sotto l’amministrazione del Regno Numidico, almeno fino all’alba del I secolo a.C.
Inevitabilmente finita sotto la sfera della Repubblica Romana, la città tripolitana si dichiarò prima alleata e poi accettò la diretta annessione all’impero sotto Tiberio. Economicamente parlando, Leptis Magna rappresentava una fermata obbligatoria per i commerci mediterranei sotto l’egida romana. Da lì transitavano una mole impressionante di spezie, metalli, approvvigionamenti, mano d’opera e bestiame. Ciò rese imprescindibile Leptis Magna, soprattutto alle porte del III secolo d.C., ovvero nel suo periodo di massimo splendore. Un momento in cui su questa porzione costiera affacciata sul Mare nostrum vivevano all’incirca in 100.000.
Spesso Leptis Magna è nota altresì come “la città dell’imperatore”. Settimio Severo vi nacque e si adoperò attivamente per abbellirla e adornarla come se fosse una città dalla dignità imperiale, al pari di Roma, Alessandria, Antiochia o la futura Costantinopoli. In tal contesto sorsero i fori, le basiliche, i templi, ed altri edifici notevoli come l’anfiteatro, le terme, tutto a favore di una specifica logica urbanistica, tanto cara alla Roma imperiale. Corretto citare l’Arco Severo e le splendide Terme di Adriano, o ancora la via colonnata che conduce al Foro dei Severi, la basilica dedicata al culto d’Ercole e Dionisio, il mastodontico mercato e il circo. E per continuare il faro, di cui oggi resta solo la base, la banchina portuale, le mura perimetrali.
Delle opere di ampliamento urbanistico esposero la città al fenomeno dell’insabbiamento, uno dei fattori che ne decretarono l’abbandono e il decisivo declino. Tutto ciò è paradossale, perché lo stesso insabbiamento ha permesso la conservazione pressoché ottimale dei resti antichi. Certo, i predoni sono arrivati lo stesso, deturpando anche in maniera evidente la bellezza di questa testimonianza storica. Un colpo basso che fortunatamente non cancella lo scintillio di Leptis Magna.
Già a partire dal IV secolo d.C. la città cessò di essere quello spot imprescindibile per i commerci marittimi regionali. Con le spinte barbariche e lo smantellamento operato dal vandalo Genserico, Leptis Magna cadde nella disgrazia più atroce. Salvo un rapido ritorno sotto l’egida costantinopolitana tra VI e VII secolo, la città finì nell’anonimato anche dopo l’avvento arabo. Siamo grati tuttavia, perché oggi Leptis Magna (anche grazie ad ingenti lavori di ristrutturazione internazionalmente finanziati) continua a vivere, a stupire, a lasciare attoniti di fronte a così tanta bellezza. Ah quasi dimenticavo, è patrimonio UNESCO dal 1982, dettagli…