Molti potrebbero storcere il naso leggendo una parola inglese accostata alla celebre città emiliana. Tuttavia, pochi sanno che la turrita Bologna – così la descrisse Carducci – ospitava più di 100 torri medievali. Uno spettacolo da fare invidia al paesaggio dell’odierna Manhattan. Le costruzioni iniziarono a erigersi sulla città durante il Basso Medioevo, più precisamente tra l’XI e il XII secolo. Se durante i conflitti tra guelfi e ghibellini svolgevano una funzione di difesa e avvistamento, iniziarono presto a essere manifestazione della potenza dei signori della città: più alte le torri, più gonfie le tasche della famiglia che finanziava l’impresa.
Nel corso dei secoli però l’importanza che le torri ricoprivano in epoca medievale venne meno. Vittime di progetti di ristrutturazione urbanistica o di guerre, i progettisti demolirono o mozzarono alcune torri, altre invece finirono per crollare. A testimonianza di quell’eredità medievale ne rimangono solamente una ventina, tra queste si ergono a simbolo della città le due torri più celebri, Asinelli e Garisenda. Entrambi pendenti, i due edifici si innalzano in piazza di porta Ravegnana, ma quella degli Asinelli, con i suoi 97,20 metri, supera di gran lunga la mozzata Garisenda, che ne misura solo 47.
La storia della Torre degli Asinelli è ancora incerta. Si suppone che a costruirla fu il nobile ghibellino Gerardo degli Asinelli, ma molte curiose leggende raccontano una storia differente. La più celebre narra di due asinelli di un povero contadino, che trovarono un forziere pieno d’oro. Con questa fortuna, il figlio del contadino poté costruire la torre e dimostrarsi degno di sposare la giovane nobile di cui era innamorato.
La torre è storicamente un simbolo di resilienza, in quanto sopravvisse a numerosi incendi, fulmini e colpi di cannone. Proprio nel 1513, per celebrare l’elezione al pontificato di Leone X, fu colpita da una palla di cannone.
La sua piccola vicina, la Torre della Garisenda, era in origine più alta, decisero di abbassarla a causa di cedimenti strutturali: da qui il suo appellativo mozzata. Solo in parte nell’ombra dell’Asinelli, ha conosciuto fama letteraria grazie a Dante, che la cita sia nella Commedia sia nelle Rime.
Fino al 1919, torreggiavano accanto alle celebri Asinelli e Garisenda altre 3 torri: Artenisi, Guidozagni e Riccadonna. L’amministrazione comunale decise infatti di abbatterle contro la forte opposizione dei cittadini. Le torri fanno dunque parte dell’identità della città e dei suoi abitanti: non resta che perdersi tra le vie di Bologna, con il naso all’insù!