Durante una parata militare del 1850 alla quale prese parte il corpo d’élite del Regno di Dahomey, una delle guerriere prese parola e disse: “Come il fabbro prende la barra di ferro e col fuoco ne cambia forma, così noi abbiamo mutato la nostra natura. Non siamo più donne, siamo uomini”. Parole dal significato profondo, che con le giuste precauzioni (cercando perciò di non applicare la nostra visione del mondo ad una realtà diversa, come lo è quella dell’Africa Occidentale di metà XIX secolo) possono dirci davvero tanto su una storia sconosciuta ai più, la storia delle Amazzoni del Dahomey.
Prima le nozioni base, poi qualche spunto di riflessione. Quando parliamo delle Amazzoni di Dahomey intendiamo un corpo militare speciale vigente nel Regno del Dahomey (attuale Benin) fin dal XVII secolo, anche se ufficialmente costituito nel 1729. Chi entrava a far parte di questo corpo d’élite, che al suo completo poteva vantare 6.000 unità? Le risposte a questa domanda sono molteplici e si rifanno alle fonti (principalmente europee) inerenti alla questione.
Ad esempio sappiamo come tale re Ghezo, attraverso decreto reale, ordinò ad ogni famiglia del Dahomey di concedere una figlia al battaglione speciale, una sorta di servigio nei confronti dello Stato. L’esploratore Richard Francis Burton – dai quali resoconti abbiamo tratto spunto per la realizzazione di questo articolo – sottolineò anche un’altra modalità di reclutamento. L’orientalista inglese, pur riconoscendo la volontarietà di alcune donne nel voler far parte delle Amazzoni del Dahomey, evidenziò come in taluni casi ci fosse la costrizione delle famiglie alla base del reclutamento (per via del carattere vivace ed aggressivo delle dirette interessate, aggiunge l’uomo). Tali testimonianze sono degli anni ’60 del XIX secolo.
Una volta entrate a far parte dell’unità, le donne non potevano più contrarre matrimonio né avere prole. Ufficialmente erano tutte mogli del sovrano, il quale però era costretto (sempre sulla carta) a rispettare il voto femminile di castità. Le Amazzoni del Dahomey erano considerate alla stregua di uomini, perciò dotate degli stessi diritti e doveri nei confronti del regno. Così si spiegano le parole introduttive, pronunciate dalla guerriera portavoce. Burton nei suoi diari di viaggio ritorna più volte sull’aspetto fisico delle soldatesse, possenti per muscolatura e mascoline nel carattere. Altri esploratori inglesi giunsero ad ammettere di poter distinguere le Amazzoni dagli uomini solo per via del seno.
Altra curiosità, che rappresenta un unicum (almeno a livello regionale), riguarda la presenza di un numero non meglio definito di prostituti. Sì, perché la castità alla quale abbiamo alluso fu un vincolo rigoroso solamente nei primi tempi. Già ad ‘800 inoltrato le cose iniziarono a cambiare. Queste soldatesse combattevano fino alla morte per formazione. Solo l’ordine del sovrano era in grado di fermarle, altrimenti avrebbero continuato a lottare con i loro fucili rudimentali e gli immancabili machete.
Il corpo delle Amazzoni si contraddistinse per fermezza d’azione, spietatezza e fedeltà assoluta. Far parte del N’Nonmiton (altro nome con il quale si indicava il reparto militare) significava avere la possibilità di scalare le gerarchie, raggiungendo posizioni di vertice. L’esperienza delle Amazzoni del Dahomey si concluse con l’avvento del colonialismo francese. Tra l’altro Parigi riuscì a domare l’esercito del Dahomey dopo 4 anni di durissime lotte, servendosi soprattutto della Legione Straniera. Dopo 23 battaglie il Regno del Dahomey divenne protettorato francese. La sua indipendenza decadde nel 1894 assieme alle donne guerriere, le quali non sopravvissero alla scure del colonialismo europeo.