Sapere come si presentavano fisicamente i nostri più remoti avi, conoscere il loro comportamento sociale, il modo di relazionarsi e il grado di adattamento all’ambiente circostante. Sembra incredibile, ma questo ed altro si può ricavare dall’analisi approfondita delle impronte umane, fonti preziosissime, forse come poche altre. Ebbene, oggi come oggi dobbiamo apportare un aggiornamento niente male alla questione, perché in Marocco un team multidisciplinare di caratura internazionale ha effettivamente riscritto la storia. Osserviamo in che modo.
Prima le coordinate geografiche, poi i fatti. Ci troviamo nella costa atlantica del Marocco, non lontano dalla città di Larache. Qui il gruppo archeologico sotto la direttiva di Moncef Essedrati, professore e direttore di laboratorio presso l’Università francese della Bretagna meridionale, è giunto ad una clamorosa scoperta. Passando in rassegna ogni singolo metro di una spiaggia parzialmente rocciosa (d’interesse perché segnalata in precedenza da altre équipe), i ricercatori si sono imbattuti in quelle che potrebbero essere le impronte umane più antiche mai ritrovate non solo nell’Africa Settentrionale, non solo nell’area mediterranea impropriamente detta, ma anche del mondo.
Le tracce furono lasciate molto probabilmente da diversi Homo sapiens vissuti all’incirca 90.000 anni fa. Utilizziamo il plurale perché i siti di ricerca, fortunosi per esito archeologico, sono molteplici. Di seguito riportiamo le informazioni rese pubbliche per mezzo delle riviste di divulgazione scientifica Nature e Scientific Reports. 2.800 m² di spiaggia setacciata (annesso promontorio), 85 impronte umane plurimillenarie di cui 76 ben conservate, 9 parzialmente. Autori inconsapevoli di questo “tesoro antico” cinque individui, forse facenti parte dello stesso gruppo. Tra questi si riconoscono quattro bambini/e-ragazzi/e (di 3, di 8, 15 e 25 anni) e un adulto di considerevole taglia, forse oltre la trentina d’anni. Quest’ultimo lascia attoniti i ricercatori, perché dalle misurazioni plantari si evince come l’adulto fosse altro quasi 190 centimetri. Un gigante per la statura media dell’epoca, che si attestava sui 165 centimetri.
Da non sottovalutare il processo che ha condotto all’impressione e alla conservazione dei passi. All’incirca 90.000 anni fa, l’allegro quintetto di Larache camminò su una spiaggia sabbiosa in un ambiente simil-lagunare, umido e morbido. Dopo il loro passaggio, la marea ricoprì le orme con sedimenti marini, essenziali contro l’azione erosiva di agenti esterni. Un duplice evento ha “scoperchiato” le impronte umane: un fenomeno naturale per il quale si è verificato un lento declinare della marea; in secondo luogo una tempesta che nel 2019 ha eradicato le reminescenze del mare. Lo stesso fenomeno meteorologico ha consegnato ai posteri, cioè noi, l’arcaica testimonianza del passaggio di cinque Homo sapiens.
Le donne e gli uomini sotto la supervisione di messieurs Essedrati si sono avvalsi della tecnica della luminescenza stimolata otticamente. Essa, scovando l’ultimo momento in cui un dato minerale ha riflesso la luce solare, può fornire una datazione parziale all’oggetto di studio. La luminescenza stimolata otticamente ha sentenziato 90.300 anni di distanza temporale, con uno scarto concesso di 7.600 anni. Avviandoci alla conclusione, bisogna tirare le somme, per quanto preliminari possano essere poiché avulse da un accertamento scientifico “al millimetro”.
Le impronte umane di Larache segnalano come la presenza dell’Homo sapiens nella regione sia più antica di quanto creduto finora. Colmano una lacuna temporale che da tempo affliggeva i ricercatori più attenti. Infatti resti fossili umani nell’area esistevano ma appartenevano ad un’epoca infinitamente più remota, circa 300.000 anni fa. Infine offrono un’ipotesi sul contesto ambientale del Marocco di quel tempo, decisamente più lagunare e meno desertico, oltre che constatare una volta di più la conformazione fisica della nostra specie. Piccoli passi per cinque Homo sapiens di un’epoca andata, enormi steps per la comprensione scientifica mondiale.