Tutti, in un modo o nell’altro, abbiamo avuto il piacere di partecipare a dei tornei. Per fortuna dalla loro origine ad oggi questi sono molto cambiati.
In epoca medievale infatti i tornei erano incontri di arti marziali e occasioni per darsele di santa ragione fra nobili e aristocratici. Spesso scappavano anche i coltelli e molte volte alcuni ci lasciavano la pelle.
L’origine stessa del nome torneo probabilmente deriva dal francese di questo periodo, più precisamente da “tornoier“, che significava “voltarsi”. Chiaramente riferentesi all’usanza dei cavalieri di scontrarsi a cavallo e di voltarsi per vedere se erano riusciti a disarcionare l’avversario.
Fra la fine del secolo XI e l’inizio del XII si iniziarono a vedere nelle campagne del nord della Francia e dei Paesi Bassi massicci incontri nelle campagne che iniziarono lentamente ad assumere la fisionomia dei tornei. E, udite udite, a promuoverli era proprio la chiesa. Per quanto possa sembrare paradossale, non lo era affatto.
La chiesa, da sempre desiderosa di pace e amore fra i popoli, proprio per evitare una guerra esogena, cercava di contenere lo spirito combattivo dei suoi giovani in tali tornei.
Anziché in dei veri e propri campi da battaglia, i giovani avevano modo di dimostrare il loro valore in queste competizioni.
Per vincere si doveva catturare la squadra avversaria e iniziò a diffondersi l’usanza di pagare un riscatto per i cavalieri catturati. Incredibilmente le abilità iniziarono a pagare molto bene, tanto che si dice che un cavaliere, Willem de Maarschalk, catturò ben 9 cavalli e le loro armature, dimostrando come viaggiare di torneo in torneo potesse essere molto, ma molto redditizio.
Velocemente i tornei si diffusero anche nelle città, dove però la pavimentazione non era adatta al galoppo dei cavalli. Il problema fu risolto spargendo letame e sabbia. Cosa non si sarebbe fatto per un po’ di sana competizione nel nostro amato Medioevo.