L’arrivo nel continente americano di gruppi semi-nomadi anticipa di migliaia di anni quello degli europei nel XV secolo. Le genti che si avvalsero della presenza di ghiacci nello stretto di Bering erano prevalentemente di origine nord asiatica. Tuttavia, per quanto riguarda l’America del Sud, varie ricerche hanno supposto un apporto di popolazione giunta attraverso il Pacifico. In seguito a questo popolamento del continente nacquero le cosiddette civiltà precolombiane: ovvero le comunità esistenti nel Nuovo Mondo prima dell’arrivo di Cristoforo Colombo.
Molte ricerche storico-archeologiche ci hanno permesso di conoscerne le varie peculiarità. La più antica fu probabilmente quella dei Maya, sorta in Guatemala. Tra il IV e il VII secolo, i Maya conobbero una fase detta dell’ “Antico Impero”, che si reggeva su popolosissime città-Stato. Questa civiltà entrò in conflitto con quella dei toltechi e dovette spostarsi nello Yucatan, dove diede vita al “Nuovo Impero”. Il culto astrale dei maya ha affascinato per secoli gli studiosi. La loro religione li spinse a sviluppare elevatissime cognizioni matematico-astronomiche che non cessano di destare meraviglia in ambito accademico.
Quando gli spagnoli giunsero in America, i Maya si ritirarono nelle foreste dove vissero ancora a lungo. La conquista della loro ultima città libera avvenne infatti ben due secoli dopo il loro arrivo. Tuttavia, il popolo con cui vennero immediatamente a contatto i conquistadores di Hernàn Cortés agli inizi del Cinquecento furono gli Aztechi. Questi ultimi erano una popolazione di impronta guerriera che si sviluppò a partire dal XIII secolo. Accrebbero il loro potere con la violenza a scapito delle genti vicine, tra cui gli stessi toltechi. Gli spagnoli si avvalsero dell’odio e della rivalità esistenti tra questi popoli, per rovesciare l’Impero dei Mexica.
La diversità della cultura azteca, e in generale di tutte le civiltà precolombiane, rappresentò il pretesto dei conquistadores per attuare il loro brutale eccidio. Gli Aztechi praticavano poi il sacrificio umano, un abominio agli occhi degli europei. Tuttavia, le conoscenze degli Aztechi erano piuttosto avanzate. Possedevano una scrittura ideografica a contenuto magico-religioso, geografico e perfino contabile. Inoltre, al pari dei Maya, avevano edificato meravigliosi templi piramidali. Fabbricavano armi in pietra dura e sapevano lavorare oro e argento. Insomma, esisteva sicuramente un gap tecnologico tra loro e gli europei, ma la loro civiltà stava era comunque sulla via del progresso.
Probabilmente gli Aztechi erano nati da un’unione di varie popolazioni, una teoria rinforzata dal fatto che il loro dio principale, Quezalcoatol, era stato mutuato dai toltechi. La loro capitale era Tenochtitlan, nell’odierna Città del Messico. Se ci spostiamo poi tra il Venezuela e la Colombia, troviamo invece una federazione di tribù note come Chibcha. I Chibcha traevano sostentamento dal commercio del sale, della frutta e dell’oro. Inoltre, essi fungevano da tramite tra Aztechi e Incas. Il vero nome di questi ultimi era in realtà “Quechua“. Tuttavia, dal momento che il loro sovrano era chiamato “Inca”, tale denominazione passò ad indicare tutti i suoi sudditi per proprietà transitiva.
I sovrani assoluti inca promossero una fitta rete di collegamenti stradali, con cui controllavano il loro vasto impero. Poiché erano privi di scrittura, tenevano la contabilità con un sistema di cordicelle colorate e di nodi. La loro capitale era Cuzco, da dove veniva amministrata un’economia basata essenzialmente sulla coltivazione del granturco e delle patate. All’arrivo degli spagnoli comandati da Pizarro, gli incas erano probabilmente in una fase espansiva del loro regno. Contrariamente agli aztechi che erano una civiltà in declino, l’impero dei quechua era giovane e da certi punti di vista ancora ingenuo. Di questa inesperienza beneficiò il conquistador Francisco Pizarro, che con poche centinaia di uomini riuscì ad assoggettare una delle maggiori civiltà precolombiane.