La Grande Guerra vide combattere gli uomini lungo le fangose trincee perdendo quella che era la dimensione del combattimento con onore tra singoli. Il vecchio modo di fare la guerra scompariva sotto l’egida della modernità, e solo nei cieli era possibile essere ancora dei cavalieri. Iniziò a diffondersi il mito dell’aviazione, i piloti erano esempi di virtù e per questo chiamati anche cavalieri del cielo.
I piloti dovevano essere risoluti e soprattutto leali, qualità che risplendeva negli scontri che avevano luogo tra le nuvole. La guerra aveva cambiato volto, e le orde di soldati avevano incontrato la morte di massa. Il mito dell’esperienza della guerra cercava di fare proprie quelle tecnologie e modernità, che avevano contribuito al mutamento, e di trascenderle. Agli elementi nuovi che entravano in campo si sovrapponevano le virtù cavalleresche.
I soldati allora erano uomini liberi che si sacrificavano per la patria, che tramite la guerra rigeneravano loro stessi e la nazione, divenendo un esempio. Combattendo incarnavano le virtù della lealtà, virilità. Il loro stesso sacrificio permetteva di trascendere la morte ed edulcorare il lutto per chi sopravviveva. Tutto ciò poteva considerarsi amplificato per un gruppo separato, che la guerra la faceva controllando delle macchine nel cielo, e si sfidava singolarmente.
Durante la prima guerra mondiale, inizialmente gli aerei svolgevano perlopiù attività di osservazione, come delle vedette mobili, e impiegate per lo sgancio di piccole bombe. Progressivamente poterono essere montate non solo delle carabine, ma delle vere mitragliatrici che consentivano uno scontro diretto tra mezzi volanti e piloti.
Alle battaglie dei piloti veniva riconosciuto una sorta di statuto morale differente, loro erano tra i pochi a conservare la forma di combattimento del singolar tenzone. Tutti aspiravano ad entrare nel corpo dell’aviazione ma si diffuse attorno ad esso un mito. Il volo e l’aviazione rimaneva gli occhi dei più come un gruppo di élite cui membri incarnavano le più pure virtù cavalleresche.
I progressi tecnologici vennero immediatamente applicati agli areoplani: una vera e propria età dell’oro quella vissuta tra il 1920 e il 1930. Fino allo scoppio della guerra in Spagna e poi della seconda guerra mondiale, il peso dell’aviazione crebbe così come il prestigio dei piloti, tutto sembrava alimentare il mito sui cavalieri del cielo.