Se conoscete un canadese, chiedetegli di Laura Secord. Certamente vi risponderà sorridendo, perché nella terra delle foglie d’acero e delle camice a quadri lei è un idolo, anzi, un’eroina nazionale. Purtroppo però, all’infuori del pur sempre grande territorio nordamericano, in pochi possono dirsi conoscitori della sua storia. Peccato, perché si tratta di una vicenda che meriterebbe più attenzione, poiché se oggi gli USA nella loro bandiera annoverano cinquanta stelle e non una sessantina, in larga parte è merito di questa donna. Per comprendere al meglio una storia che ha delle sfumature innegabilmente cinematografiche serve un po’ di contesto, che dite?
È il 1812, mentre una parte di mondo assiste incuriosito all’avanzata della Grande Armée nelle lande gelide di Russia, da tutt’altra parte il blocco navale inglese – posto in essere per infastidire le linee di rifornimento napoleoniche – disturba e non poco i commerci statunitensi da e per la Francia. Ricordo velocemente come Washington e Parigi stringano in questo momento storico una salda alleanza. Per rispondere all’offesa britannica, gli USA danno il via ad una serie di campagne militari volte alla conquista di alcuni territori canadesi dipendenti dalla corona inglese. L’avanzata americana dura fino al 1814, anno in cui sul lato orientale conosce un brusco stop alle porte di Lundy, in quella che poi passerà alla storia come Battaglia del Niagara. Comunque gli anglo-canadesi non se ne stettero con le mani in mano e riportarono qualche vittoria sul campo. Così, per controbilanciare la situazione un po’ meno rosea sulla West Coast.
Addirittura le giubbe rosse presero d’assedio Washington e marciarono fin sotto New Orleans, ove però incapparono nella sconfitta, nel gennaio 1815. In questa guerra (che alla fine si risolse in un bel “amici come prima”), come si inserisce la nostra protagonista, Laura Ingersoll Secord? Nel 1813, la 37enne Laura era madre di cinque figli e moglie di un mercante ora arruolato nell’esercito canadese. Il marito, James Secord, rimase però invalido a causa di un colpo ricevuto in battaglia a sud del lago Ontario, dove tra l’altro abitava l’intera famiglia. In quella zona gli americani erano letteralmente dilagati dopo un’offensiva ben orchestrata. Fort George (principale polo strategico canadese) era caduto e le truppe fedeli a Sua Maestà re Giorgio III d’Inghilterra si stavano riorganizzando, anche in vista del supporto in termini di uomini e risorse promesso dagli alleati nativi Mohawk.
Tantissimi canadesi finiti prigionieri delle truppe statunitensi vennero spediti a sud e quello, almeno sulla carta, doveva essere anche il destino di James Secord. Ma la pallottola al ginocchio che lo aveva paralizzato in qualche modo lo “salvò” dalla deportazione. Vero è che un gruppo di ufficiali americani occuparono comunque la sua casa di Queenstown, costringendo Laura alla servitù. Durante una delle mansioni, la donna captò qualcosa da un colloquio tra suddetti ufficiali. Sembrava, almeno dai toni usati e dai luoghi indicati, come gli americani stessero preparando un’altra offensiva, questa volta per spazzare via gli ultimi contingenti canadesi ad ovest di Queenstown, apparentemente nascosti da boschi e paludi. Se ciò fosse accaduto, non un canadese a sud dell’Ontario sarebbe scampato alla falce americana. Una tragedia che andava sventata, ma come?
Laura Secord la domanda non fece neppure in tempo a porsela, perché infilò le scarpe, distrasse le guardie e se la svignò, svanendo tra le piante. L’intento era chiaro, avvertire il quartier generale canadese di stanza nella magione De Chew, al vertice del quale vi era il tenente James Fitzgibbon. C’era un problema, anzi più di uno: l’obiettivo da raggiungere era distante 32 km e per di più i sentieri risultavano impraticabili. Questi erano controllati dagli americani. L’unica “strada” possibile era la natura incontaminata, che detta così fa pensare a prati fioriti e al massimo qualche pietruzza sparsa qua e là. Affatto! Erano chilometri e chilometri di fossati, pozzi naturali, torrenti da guadare, zone paludose in cui l’intoppo era dietro l’angolo. Il 22 giugno 1813, nonostante tutto, iniziò la marcia. Laura per le prime tre ore si portò dietro anche la nipotina, volenterosa fino ad un certo punto di aiutarla.
Quando la più giovane si tirò indietro, la nostra protagonista proseguì da sola. Ella affrontò un tratto che l’avrebbe condotta nelle località di St. Davids, Homer, Shipman Corner e Short Hills. Oggi il percorso prende il nome di Laura’s trail ed è magnifico per chi adora camminare all’aperto. Lottando contro zanzare e caldo afoso, contro l’acqua che si portò via persino le scarpe, contro il disorientamento che la rallentò di qualche ora nella tabella di marcia, una Laura sfinita da 18 ore di cammino si impantanò in una palude. Sembrava la fine, ma una coppia di nativi Mohawk non fece in modo che lo diventasse davvero. I due avevano un accampamento lì vicino, dove scortarono la donna, trattandola con gentilezza e assoluta ospitalità. Strabordanti di cortesia, scortarono addirittura la signora direttamente da Fitzgibbon. Il messaggio fu recapitato.
Conscio dei piani statunitensi, il tenente Fitzgibbon ordinò un attacco contro la retroguardia nemica la mattina del 24 giugno, nei pressi di Beaver Dams. La vittoria fu schiacciante e permise ai canadesi di rimpossessarsi dei territori circostanti il Niagara, ovvero di tutti quelli a sud dell’Ontario. Gli echi della storica vittoria posero in ombra il gesto eroico di Laura Secord. Addirittura la donna, oramai vedova e anziana, si vide rifiutare una pensione dallo Stato canadese negli anni ’40 del XIX secolo per i servigi militari del 1812/13. Fortunatamente la memoria pubblica non ha lasciato che la storia cadesse nel dimenticatoio, conservando alcuni dettagli della vicenda, elevandone altri a leggenda, esagerando talvolta su alcuni aspetti, ma in fin dei conti rendendo giustizia ad una donna che salvò il suo paese, da sola.