Ci troviamo a Hrastovlje, in Slovenia, italianizzato in Cristoglie. Qui giaceva nascosto, per circa cinque secoli, un affresco medievale rappresentante una particolarissima danza macabra. Il dipinto di Giovanni di Castua risale all’ultimissimo giro di valzer del mondo medievale, ovvero al 1490, convenzionalità e arbitrarietà della scansione dei periodi storici a parte. Ma cosa raccontava questa danza? Perché è considerata “macabra”? Scopriamolo insieme.
Ci troviamo all’interno della buia e appunto macabra chiesa della Santissima Trinità di Cristoglie. Due finestre esili non illuminano l’abitacolo, e già questo crea un’atmosfera a dir poco cupa e tetra. Non si poteva fare altrimenti. La bora fortissima in inverno e la grande calura estiva consentivano solo soluzioni del genere. E se l’ambiente generale è questo, il dipinto rende maggiormente oscuro l’argomento trattato.
Per completezza d’informazione bisogna dire anche che il luogo non fu sicuramente una chiesa romanica del XII secolo. Secondo altre interpretazioni poteva trattarsi infatti anche di un luogo di culto edificato secondo uno stile diverso. Ci riferiamo all’architettura istriana di stile Rinascimentale Veneziano del XV secolo. Ma queste sono informazioni di contorno.
Arriviamo finalmente alla Danza macabra di Giovanni di Castua. Il suo affresco rappresentava, in maniera abbastanza cruda, degli scheletri accompagnatori dei defunti verso il mondo dei morti. Questa rappresentazione segnalava dunque a tutti l’ineluttabilità della morte, l’ultimo viaggio dell’uomo, verso il quale solo chi ci ha preceduto può accompagnarci.
Il 1776 fu un anno decisivo per la chiesa e per il dipinto stesso. Fu momento di cambiamenti, per l’architettura generale del luogo e per quella particolare dell’affresco. L’ingresso della chiesa della Santissima Trinità di Cristoglie variò e, probabilmente nello stesso processo di cambiamento, gli affreschi furono coperti da intonaco fresco. Questo consentì la loro conservazione in buono stato.
Dobbiamo arrivare al 1949 per conoscere finalmente la Danza Macabra, quando Jože Pohlen, un accademico che lavorava sul sito, lo riportò alla luce. L’arte sa essere anche dura e cruda, ma ancora una volta risulta pragmatica e diretta. Questo affresco medievale ne è una testimonianza più che concreta.