Tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800 l’ascesa di Napoleone l’aveva portato sul tetto d’Europa. Sparsi fra le varie nazioni aveva però disseminato suoi familiari o parenti prossimi, sui vari troni delle potenze che aveva conquistato.
In spagna toccò al fratello Giuseppe Bonaparte, che dovette sorbirsi tutta la tagliente ironia degli spagnoli.
Appena insediatosi nel 1809, Giuseppe Bonaparte fece approvare due decreti regi: uno inerente la legalizzazione ed il commercio del gioco delle carte e l’altro che abbassava i prezzi degli alcolici. Ora, se tutti sanno che non si giudica un libro dalla copertina, non tutti evidentemente lo sapevano all’epoca.
Iniziarono subito a circolare delle dicerie sul conto del nuovo re. Venne subito etichettato come grande giocatore di carte e come ubriacone. La due norme però avrebbero dovuto allietare il pubblico, stava solo rendendo più facile il gioco delle carte e più libera la vendita di alcolici, di cui abbassava i prezzi.
Perché riversare tutto questo odio? Chiaramente perché era un sovrano straniero posto arbitrariamente sul trono spagnolo dall’abile fratello francese. Non c’era tanto amore ed il nostro Giuseppe Bonaparte divenne “Pepe Botella“, ovvero “Giuseppe Bottiglia”.
Molto poco di rispettoso c’era in questo epiteto, che non faceva altro che confermare la tagliente ironia degli spagnoli. La diceria non fu l’unica che si diffuse però.
Ben presto il sovrano divenne “il re del gioco d’azzardo”, un altro titolo esclusivo da vantare!
Stessa sorte era toccata al generale inglese John Churchill, che poté vantare questa volta una simpaticissima (scherziamo, non lo era) canzone ironica. Prendere in giro gli stranieri era dunque usanza diffusa nella Spagna di età moderna, ma solo se questi non erano ben accetti al popolo. Una forma nobile di resistenza che evitava spargimenti di sangue e che forse non faceva più di tanto piacere ai soggetti in questione.