Importante premessa: la scoperta della tomba di Wahtye non è recente, ma risale al 2018. Ci teniamo a chiarire questo concetto, così da poter concentrare le nostre energie più sul significato del luogo sepolcrale, sugli studi condotti fino ad oggi per ricostruire la storia della tomba e perché no, anche quella del sacerdote. Tutto ciò senza evitare qualche accenno sulla scoperta archeologica, che comunque rimane una delle più sensazionali degli ultimi tempi, in particolar modo se si tiene conto degli sviluppi di ricerca all’interno della necropoli di Saqqara.
Approfittiamo delle dichiarazioni pubbliche tanto del ministro delle antichità egizie, Khaled El-Enany, quanto dell’onnipresente Mostafa Waziri, segretario generale per il Supremo Consiglio delle Antichità, per fornire un contorno “istituzionale” all’intera vicenda. Il sepolcro ha ben 4.400 anni d’età. Esso si trova nel complesso archeologico di Saqqara (necropoli designata quando la capitale dell’Antico Regno era Menfi). I costruttori realizzarono la tomba per un sommo sacerdote di nome Wahtye, designato come “Ispettore della Barca Sacra” – lo rivelano le iscrizioni geroglifiche, perfettamente conservatesi.
La camera contiene la bellezza di 55 statue, di varia grandezza ed importanza simbolica. Da sottolineare come dal 2018 ad oggi l’analisi del sito abbia permesso un’ulteriore scoperta: sotto la tomba si trovano cinque pozzi funerari, uno dei quali contiene il sarcofago del funzionario sacro. El-Enany afferma: “la tomba di Wahtye è eccezionalmente ben conservata e colorata, con sculture pregiate all’interno” – mentre Waziri fornisce qualche dettaglio in più sul rango sociale dell’uomo. Il sacerdote faceva parte della cerchia dei uab, ovvero i puri. Sappiamo inoltre come servì il faraone Neferirkara Kakai (sovrano dal 2446 al 2438 a.C.), della V Dinastia, in qualità di Supervisore reale.
Le caratteristiche strutturali, nonché architettoniche, testimoniano la rilevanza della tomba. Una camera rettangolare (3x10m) completamente scavata nell’arenaria, con un duplice livello di nicchie; queste contengono le già citate 55 statue. Alcune rappresentano esseri umani, altre divinità. Ma a lasciare di stucco gli archeologi ancora oggi sono i colori, tanto delle statue quanto dei dipinti, in perfetto stato di conservazione nonostante i quattro millenni e passa di distanza temporale.
Sui dipinti vorremmo spendere qualche parola in più. Questi non sono affatto secondari per importanza, perché ci danno una rappresentazione visiva della vita quotidiana egizia nel II millennio a.C. Notiamo perciò degli uomini impegnati nella produzione di birra e vino, nonché di pane. Altri individui si cimentano nella realizzazione di ceramiche mentre di fianco sono evidenti scene di vita spirituale. Non mancano spaccati sulla caccia, la pesca, l’allevamento e l’agricoltura.
L’ultimo aggiornamento sulle analisi della tomba di Wahtye risalgono ad un anno fa circa. Waziri sosteneva come fossero in corso i tentativi di scavo per individuare il sarcofago del sommo sacerdote. In attesa di ulteriori notizie, resta l’unicità estetica della tomba, fortunatamente sfuggita allo sciacallaggio e all’azione dei tombaroli. Entrare oggi nella camera è come fare un viaggio nel tempo, e non è una cosa banale in quella meravigliosa zona di mondo chiamata Egitto.