Attorno al V secolo a.C, in una piccola città Greca chiamata Epidauro, nacque Asclepio, dio della medicina e figlio di Apollo. Il santuario a lui dedicato divenne il più grande centro di cura del mondo classico: qui i malati dormivano per una notte e in sogno Asclepio gli indicava la giusta cura.
Molti malati si recavano in questo luogo sacro per attingere alle cure, e questo portò popolarità e prosperità alla città. Tanto che iniziarono a costruire diversi edifici tra cui il famoso teatro, uno dei monumenti meglio conservati della Grecia antica. Rappresenta un simbolo di perfezione, che con la sua bellezza e la sua perfetta simmetria ha incantato viaggiatori, scrittori e ricercatori provenienti da tutto il mondo. Come Henry Miller che a riguardo scrisse: ”A Epidauro, nella quiete, nella grande pace che scese su di me, udii batter il cuore del mondo”.
Il teatro risale al IV secolo a.C. ed è opera dell’architetto Policleto il Giovane. Può ospitare ancora oggi circa 14.000 persone sulle 55 gradinate che lo compongono. Per molti secoli si è cercato di capire come il costruttore sia riuscito ad ottenere un’acustica così eccezionale. Infatti, qualsiasi suono, anche solo quello di una monetina che cade a terra, può essere percepito senza nessuna amplificazione, dal proscenio fino alle file più in alto.
Alcuni inizialmente sostenevano che erano i venti responsabili del trasporto di suoni e voci tra le gradinate. Oggi invece sappiamo, grazie ad uno studio da parte dei ricercatori dell’Istituto di Tecnologa della Georgia, che è la pietra calcarea a fare da filtro, eliminando le basse frequenze dei suoni. Inoltre, le file delle sedute amplificano i suoni ad alta frequenza che arrivano dal palco.
La pietra agisce come una trappola acustica naturale, assorbendo tutte le basse frequenze provenienti dalla voce degli attori. A questo si aggiunge il fatto che gli spettatori ”riempiono” la parte mancante dello spettro audio con un fenomeno chiamato ”virtual pitch”. Tuttavia, gli architetti del tempo erano ignari delle potenzialità della pietra calcarea, tanto che nessun altro riuscì a riprodurre un’opera simile.