Seguiranno una serie di affermazioni, in un ordine decrescente di consapevolezza: i Celti viaggiarono in lungo e in largo, non solo sul continente europeo. Essi si stabilirono anche in parti del mondo alle quali non potremmo mai pensare. Si pensa che quasi ogni esercito (prima della conclamata egemonia romana) fosse dotato di un contingente celtico. L’Egitto tolemaico si servì dei Celti per risolvere numerose questioni dinastiche, politiche e militari. Le storie di questo popolo girovago e quella dell’ellenistico Egitto sono più collegate che mai.
Date tali premesse, procediamo con una narrazione davvero peculiare, perché mai avremmo pensato di collegare con un filo rosso zone di mondo così lontane (almeno nei primi secoli prima della nascita di Cristo) come l’arcipelago britannico e il settentrione africano. Eppure, forti di documentazioni letterarie e archeologiche certamente valide, possiamo affermare come tutto ciò sia avvenuto. E non era neppure così strano all’epoca. Prima dell’ascesa di Roma, gruppi mercenari celtici combattevano più o meno in ogni angolo d’Europa, nord Africa e Medio Oriente.
Solo per fare qualche esempio noto, ci basti ricordare come a servirsi delle armi nordiche furono gli spartani a Siracusa; i Cartaginesi nelle varie guerre nel Mediterraneo; lo stesso Annibale nella Seconda Guerra Punica. Il coraggio di questi guerrieri dall’aspetto bizzarro era non solo rinomato, ma enormemente apprezzato. Pausania il Periegeta (110-180 d.C. circa) racconta come la dinastia tolemaica iniziò a servirsi di battaglioni celtici già durante il IV a.C.
Probabilmente uno dei primi faraoni a calcare la mano su quest’uso militare dei Celti fu Tolomeo II Filadelfo (da non confondere con Tolomeo Antonio Filadelfo, figlio di Cleopatra e del triumviro Marco Antonio). Egli dovette affrontare l’usurpazione del trono da parte del fratello – che indovinate un po’… Si chiamava Tolomeo! – e riuscì a farlo nel 275 a.C. solamente grazie ai 4.000 guerrieri celtici provenienti dai Balcani. Questi, una volta ottenuto il giusto riconoscimento per la vittoria, restarono in quella meravigliosa terra, così ricca e rigogliosa, piena di opportunità rispetto alle montagne dell’entroterra balcanico.
La sete di potere era una caratteristica tipica anche degli indomiti guerrieri del nord. Molti di essi, già stabilitisi nei pressi di Alessandria d’Egitto, tentarono con un colpo di coda di accaparrarsi il trono di Tolomeo II, lo stesso che avevano aiutato qualche anno prima. Il tentativo fallì e molti rimasero “scottati” dall’esperienza – un bel termine per dire “uccisi”. Coloro che non parteciparono alla sollevazione poterono restare in Egitto, sposandosi con donne del luogo (o greche) e dando vita ad una progenie che avrebbe preso il nome di pigovoi.
Ci siamo soffermati ad analizzare un solo episodio che certifica la presenza celtica nel settentrione africano. In realtà furono molte altre le situazioni in cui i destini di questi popoli così diversi trovarono un punto di collegamento. Tante infrastrutture antiche di origine tolemaica furono opera delle braccia celtiche. La devastazione portata in Mesopotamia e Persia occidentale, nella guerra contro Seleuco II, ancora una volta fu opera celtica. Cleopatra vi chiedete? Anche lei rinfoltì le fila dell’esercito tolemaico con reparti di soli Celti. Insomma, se l’accostamento inizialmente vi sembrava quantomeno curioso, ora lo potete concepire con maggior consapevolezza.