Molto simile alla vicenda di Dina Sanichar, la storia di oggi è più lontana nel tempo, in uno strano intreccio di fili e gioco del destino. Si tratta della storia di Victor, un ragazzino trovato nei boschi francesi dell’Aveyron, Occitania, all’esordio del XIX secolo. Finito precocemente al centro dell’attenzione di una società, quella dei Lumi, in perenne movimento tra salotti, centri letterali e luoghi di riflessione filosofica.
Nel 1803, già curato dall’altro grande protagonista della vicenda Jean Itard (rappresentato dalla foto sottostante), giovane pedagogista e medico, finisce addirittura nel salotto più chic di Parigi, quello di Madame Recamier. Alla fine della cena, in cui lui è stato chiaramente l’oggetto di dibattito più vivo, improvvisamente scomparve. I rumori uditi in giardino non lasciarono dubbi: era fuori, nel posto che gli apparteneva, nella natura.
Strappatosi i vestiti, si arrampicò su un albero e le parole del pedagogista suo curatore a nulla valsero per convincerlo a scendere. Fu il giardiniere a catturare la sua attenzione con un cesto di pesche. La vicenda segnò però il destino di Victor. Non era pronto per la società, necessitava cura e attenzioni particolari di specialisti (spesso più per curiosità che per amor di causa).
Entrò e uscì in continuazione da orfanotrofi, centri di cura e case private. Nessuno riusciva a tenerlo fermo. Da tutti i luoghi in cui provarono a rinchiuderlo lui provò a fuggire. Non parlava, ma un messaggio lo urlò al mondo intero: non poteva rimanere chiuso, era nato libero e sarebbe morto libero. Sarà nuovamente Jean Itard a prendersene cura e a provare un’ultima volta a conferirgli un’educazione.
Dopo anni anche il giovane specialista si arrese. Victor apprese infatti solo tre parole: “Oh, Dieu!” e “lait”, la prima era l’esclamazione che la domestica diceva più spesso, la seconda non si sa perché la apprese. Anche “lait”, ovvero “latte”, era una parola che diceva senza però correlazione di causa. Non chiedeva latte quando aveva fame o sete, la usava come parola neutra. Proprio ciò convinse Itard a mollare, non era riuscito nell’insegnamento della comunicazione basilare. Un fallimento.
In ogni caso Victor finì a casa della domestica, unica persona verso cui dimostrò un certo legame e compassione quando soffriva per la morte del marito. Morì di polmonite e finì in una fossa comune. Nel secolo della nascente antropologia, degli studi scientifici e della pedagogia, nella nazione di Rousseau e Voltaire, un selvaggio sconvolse gli equilibri. Dimostrando che anche nascere lontano dalla società non vuol dire essere puri e incorrotti. E dimostrando, soprattutto, che la libertà è il bene maggiore di tutti.