Le spade, spesso e volentieri, appartengono alle fiabe. Altrettanto spesso queste fanno parte della realtà. La storia di oggi oscilla tra storia, leggenda e racconti epici. Stiamo parlando della spada Durandal di Roland, protagonista del racconto epico della Chanson di Roland o della versione italiana di Ariosto nell’Orlando Furioso.
Nei racconti europei, Roland appare come un mitico nipote di Carlo Magno nonché come il migliore dei dodici guerrieri dell’imperatore, i Pari. Tutto il grande merito e la grande forza del protagonista epico si vedranno nella famosissima Battaglia di Roncisvalle, contro circa 100.000 musulmani.
A Roncesvaux, Roland ebbe un compito molto difficile: evitare un attacco diretto alla forza principale dell’esercito di Carlo Magno. Arduo onere per lui, aveva di fronte centomila avversari, pronti a dare battaglia fino all’ultimo sangue. La battaglia vide però prevalere le forze franche. Secondo la leggenda inoltre, brandendo Durandal, il protagonista della vicenda tagliò una mano al re saraceno Marsile e decapitò il figlio dello stesso, Jursaleu, oltre ad uccidere innumerevoli nemici.
Dopo essersi reso conto di essere l’unico dei suoi cavalieri ancora in vita, Roland, per evitare che la spada cadesse in mano al nemico, provò a distruggerla. La spada ereditata da Enea, o secondo un’altra fonte data da un angelo a Carlo Magno in persona, non demordeva così facilmente.
Ancora una volta esistono diverse versioni. Secondo una di queste, Roland la sbatté violentemente contro una pietra, producendo però La Brèche de Roland, un varco di diverse decine di metri nei Pirenei. Chiaramente non distruggendo l’arma.
Secondo altre ipotesi la spada fu scagliata in aria e atterrò in una roccia a Rocamadour, dove si incastonò. Ad oggi i visitatori della cappella di Notre-Dame di Rocamadour la ammirano, imprigionata in una catena per evitare cattivi usi. Se credete a questa versione fate un salto in Francia, magari sarà la spada a scegliere voi.