Il 5 luglio 1996 è venuta al mondo la prima pecora clonata. I ricercatori del Roslin Institute in Scozia resero pubblica la nascita della pecora, chiamata Dolly, nel febbraio successivo. Un documento scientifico è stato poi pubblicato sulla rivista Nature. In solamente una notte la notizia si diffuse a macchia d’olio e tutto il mondo aveva gli occhi puntati sul caso. La nascita di questo animale, che è anche il primo clone di un mammifero adulto, ha fatto parlare di sé. Se da tempo si pensava che i mammiferi adulti non potessero essere clonati, in quel momento la scienza dimostrava il contrario. Tuttavia, non tutti erano contenti della notizia. Per esempio, alcuni si sono chiesti fino a dove sarebbe arrivato l’uomo con il processo di clonazione: sarebbe toccato anche agli esseri umani?
La clonazione è un processo che consente di creare copie geneticamente identiche di un organismo grazie all’intervento umano. A tal fine, si preleva una cellula corporea da un animale da clonare. Da questa cellula corporea dell’animale donatore viene poi estratto il nucleo contenente il DNA. Inoltre, è necessaria una cellula uovo da un animale femmina della stessa specie. Servendosi di una madre surrogata si avrà un cucciolo geneticamente identico all’animale di partenza. I ricercatori dell’Istituto Roslin in Scozia hanno effettuato 277 tentativi di clonazione, ottenendo ventinove embrioni. I ricercatori hanno inserito tutti questi embrioni in una pecora (femmina), ma solo tre di essi sono diventati agnelli. E solo un agnello è sopravvissuto alla nascita: Dolly.
Dolly non visse a lungo. Dopo sei anni, un veterinario le praticò l’eutanasia perché soffriva di polmonite e soffriva anche di osteoartrite. Per qualche tempo i ricercatori hanno temuto che gli animali clonati invecchiassero più rapidamente del normale e sviluppassero maggiori problemi di salute, ma ora ci sono molti esempi di animali clonati che vivono fino a un’età relativamente longeva.
Tuttavia, servono molti tentativi per creare un embrione e molto spesso le cose si complicano durante la gravidanza o subito dopo la nascita. Gli animali che sopravvivono, tuttavia, rimangono piuttosto sani, come ha dimostrato una ricerca del 2016.