Ricerche archeologiche sulla Stazione Spaziale Internazionale? Che idea strana, ma anche affascinante. Effettivamente vedere l’ISS con gli occhi degli archeologi può rivelare dettagli interessanti. L’indagine in questione si chiama Sampling Quadrangle Assemblages Research Experiment, o SQuARE per gli amici ed è stata pubblicata sulla rivista PLOS One.
In realtà l’indagine ha interessato sei aree dell’ISS, ma nello studio troverete i risultati di due zone di campionamento:
- un’area di manutenzione
- un’area di raccolta che si trova vicino ai servizi igienici e a una zona di dove si trovano le attrezzature per gli esercizi degli astronauti
L’archeologia della Stazione Spaziale Internazionale
Il team di ricercatori ha scoperto che il modo in cui agli spazi era assegnato un determinato utilizzo non era sempre conforme al modo in cui poi, in effetti, erano realmente usati. Per esempio, nei 60 giorni di osservazione, l’area definita di “manutenzione” era usata pochissimo per la manutenzione e poco per scopi scientifici.
Infatti, nonostante il nome, era usata come un’area di stoccaggio. Un po’ come succede alle casette da giardino che installiamo con uno scopo, ma che poi finiamo per usare come deposito. E questo perché l’area in questione aveva tantissimo velcro, cosa che l’hanno resa ideale per stoccare diversi oggetti.
Justin Walsh, autore principale dello studio e archeologo presso la Chapman University (nonché fondatore e co-direttore dell’International Space Stagion Archaeological Project) ha spiegato a Gizmodo che si sono resi conto che le foto storiche mostrano qualcosa di diverso perché, finora, nessuno si era mai preso la briga di scattare foto di queste postazioni di lavoro quando non c’era nessuno a usarle. Il che ha fornito una lezione utile sulla relazione che esiste fra le foto storiche e i modelli di utilizzo sul lungo termine.
Il progetto in questione è iniziato nel 2015 come studio retrospettivo relativo ai modi in cui sono usati gli spazi sulla ISS. Tuttavia le immagini di archivio mostravano solo piccole zone della ISS, da qui la necessità di condurre un’indagine archeologica direttamente a bordo.
Nel giro di un anno il progetto è diventato realtà, con il lavoro su campo andato avanti dal gennaio al marzo 2022.
Il secondo spazio di ricerca era un muro vuoto, finora ritenuto poco importante e che si trova vicino alle latrine e all’area di esercitazione della stazione. Quello spazio pare che sia stato usato da un membro dell’equipaggio come postazione per i suoi articoli da toeletta.
Il che ci sta: secondo Walsh i posti dove gli astronauti possono mettere i loro effetti personali sono alquanto risicati, “sembra essere stato un ripensamento per la ISS ed è un problema con cui ogni persona che la visita deve fare i conti”.
Per quanto riguarda gli altri spazi esaminati, i risultati probabilmente saranno pubblicati il prossimo anno. Walsh per ora è soddisfatto: ha dimostrato che i diversi spazi della ISS sono usati in maniera inaspettata e diversamente da quanto progettato in origine.
Secondo Walsh le cose e gli spazi dovrebbero essere chiamati in base al loro scopo specifico. Tuttavia, come nel caso dell’ISS, agli spazi spesso è assegnato un nome e un significato prima che il modo in cui quegli spazi saranno effettivamente usati diventi chiaro.
Il che dovrebbe fornire qualche utile input per ingegneri e progettisti per le prossime migliorie all’ISS.