Perturbante. Questo, esattamente questo, è l’aggettivo che meglio si sposa con il nome di Aleister Crowley. Agli occhi di chi osserva e alle orecchie di chi ascolta, le vicende di Crowley paiono confuse, estranee, lontane anni luce dall’ordinarietà degli eventi, e dunque sono fonte di timore, angoscia, quasi disgusto. Una reazione psicanalitica direbbe qualcuno! Chi sono io per smentire l’affermazione. Ma non è questo il punto. Perché se il caos regna sovrano nella vita di quest’uomo, uno di quelli in grado di segnare indelebilmente il XX secolo, è solo per via di una superficiale trattazione della sua esistenza e delle sue gesta. Dietro la tunica da occultista, sotto la giacca da alpinista, smentendo la penna dello scrittore e confutando l’aspirazione dell’astrologo, Aleister Crowley ha sempre celato l’identità di agente segreto sotto copertura per Sua Maestà il re d’Inghilterra. Uno 007 ante litteram di cui vorrei raccontarvi la storia.
Se nome e cognome del protagonista vi dicono già qualcosa, non verrete bollati per essere degli esoteristi della prima ora (potete esserlo, non giudico mica). Crowley è una delle personalità più eclettiche che la contemporaneità abbia mai conosciuto. Universalmente noto per aver fondato Thélema e per la stesura della Bibbia dell’occultismo, ossia Il libro della legge, sul conto di Aleister Crowley esistono una miriade di biografie contenenti per la maggior parte riferimenti a messe nere, invocazioni demoniache, rituali orgiastici, stregoneria e chi più ne ha più ne metta. Attenzione, non che egli fosse estraneo a suddette pratiche (le uniche sulle quali non metterei la mano sul fuoco sono quelle inerenti il satanismo, da lui mai praticato per il semplice fatto che non credesse né al Dio di Abramo né a Lucifero, in quanto contraltare maligno al bene del mondo), ma il “lato oscuro” dell’uomo era un altro.
Lo racconta con chiarezza illuminante lo scrittore Richard B. Spence, autore del libro Secret Agent 666: Aleister Crowley, British Intelligence, and the Occult. In queste pagine, da cui prendo direttamente spunto per la realizzazione dell’articolo, si preferisce trovare a Crowley un posto nella storia, piuttosto che nella favola esoterica/occultista. Spulciando tra gli archivi di mezza Europa (Inghilterra, Francia, Germania e Italia), Spence è riuscito a coprire un quarantennio circa di fatti ed eventi passati sotto traccia ma targati Aleister Crowley. Vien dunque da porsi la prima domanda: perché i servizi segreti della Corona hanno scelto uno come lui? Semplice, perché le arti occulte non hanno confini nazionali. Poter contare su un infiltrato di quel calibro significava, nel limite del possibile, avere accesso alla stanza dei bottoni di molteplici paesi. Potenzialmente amici, plausibilmente nemici.
Come battesimo del fuoco il Secret Service Bureau (che nacque nel 1909, ma del quale si rintraccia una prima attività già dagli anni ’90 dell’Ottocento) incaricò lo stregone di infiltrarsi nell’Ordine Ermetico dell’Alba Dorata. Una volta dentro la setta, Crowley avrebbe dovuto raccogliere informazioni sul fondatore Samuel Liddell MacGregor Mathers. Londra temeva – non a torto, come dimostreranno i fatti – che la setta sconfinasse i limiti imposti dalla massoneria. Infatti grazie al nuovo 007 si scoprì che all’interno di Alba Dorata proliferassero circoli indipendentisti irlandesi e concrete simpatie carliste. Crowley provocò volontariamente dissensi e malumori reciproci nell’ordine, causandone nel giro di pochi anni l’implosione. Missione compiuta! Ma era solo la prima di tante altre.
Spence approfondisce il significato intrinseco dei successivi viaggi di Crowley. Gli stessi pellegrinaggi che tanti altri preferiscono ammantare di stravaganza ed eccentricità. Per Sua Maestà egli si recò in Messico (raccolta di intelligence sulla scoperta di immensi giacimenti petroliferi e potenziali investimenti su canali preferenziali), Cina (supervisionare la sempreverde tratta dell’oppio) e Russia (capire quanto vere fossero le voci dietro una generale sollevazione anti-zarista).
Degno di nota è il soggiorno a stelle e strisce durante gli anni della guerra che avrebbe posto fine a tutte le guerre. Aleister Crowley ufficialmente si recò negli USA nel 1914 per dare sfogo alla sua anima artistica. Nell’ombra invece svolse nuovamente il compito di infiltrato: tanto in circoli filo-tedeschi quanto in comunità della diaspora irlandese. Le due cose d’altronde erano collegate. Con il velato intento di screditare la causa degli imperi centrali agli occhi dell’opinione pubblica statunitense, Crowley riuscì in un vero capolavoro del depistaggio.
Avete presente l’affondamento del Lusitania? Ecco, sembra che la spia britannica sia entrata in contatto tra la fine del ’14 e l’inizio del ’15 con membri dei servizi segreti tedeschi. Crowley avrebbe comunicato a Berlino che una sconsiderata politica sottomarina – ergo, criminoso siluramento di mercantili e, perché no, transatlantici – in qualche modo avrebbe potuto infiammare gli animi a favore della causa tedesca. La storia la conosciamo tutti. Con il Lusitania che colava a picco, affondavano anche le speranze degli americani neutralisti o tutt’al più interventisti in nome dell’asse imperiale.
Nel primo dopoguerra l’MI6 incaricò Crowley di una nuova missione, questa volta non era necessario agire, ma attenersi alla semplice ricognizione. Lo scenario sarebbe stato quello italiano prima, poi tedesco. Per tramite dei vari ordini occultisti la “Bestia 666” (come avevano iniziato a chiamarlo) si avvicinò molto ai vertici dei totalitarismi in fasce (o in fascio…). L’esperienza nel Bel Paese fu proficua per l’agente segreto: vedasi soltanto la fondazione di Thélema, nella ridente Cefalù, in Sicilia. Per i locali una comunità dai sinistri presagi, per Spence un appendice del servizio di spionaggio della Corona. Non è un’ipotesi peregrina, anche perché quando nel 1923 l’innominabile dittatore italiano ordinò alla prefettura di Palermo la perquisizione e la chiusura dell’abbazia centro di ritrovo per i seguaci di Thélema, venne preposta l’espulsione di Crowley dal paese con l’accusa di spionaggio.
Saltata la copertura, le strade dell’MI6 e di Crowley si separarono, solo temporaneamente però. L’esoterica spia tornò in grande stile negli anni ’30. Questa volta l’obiettivo era l’instaurazione di rapporti non ufficiali con il nazionalsocialismo e con alcuni alti papaveri del Terzo Reich. In Germania fu più semplice che in Italia. I contatti tra l’occultismo anglosassone e quello continentale erano decisamente più saldi, nonostante una Prima Guerra Mondiale di mezzo. Si adattò alla grande il nostro Crowley, che in un primo momento (fino al 1934 circa) poté far leva sulle simpatie che il Führer provava per la negromanzia e l’universo magico. Gioia effimera, visto che presunti maghi e massoni dell’ultima ora vennero poi perseguitati fino alla prima metà del 1935. Fu così che la Bestia 666 giocò in casa, nella sua Londra, riuscendo tra l’altro ad aprire dei canali di comunicazione con gente del calibro di Himmler ed Hess.
Per concludere si può citare un altro contributo di Aleister Crowley alla causa bellica alleata. Il gesto della vittoria che divenne famoso grazie allo sbadato Churchill (che invertì la posizione della mano di fronte ai giornalisti, di fatto mandandoli a quel paese) era in realtà un “figlio” legittimo di Crowley, inventore della “V” di vittoria. Un modo per instillare fiducia e morale ad un popolo, quello inglese, immerso nella viscosità delle tenebre militari. In modo non convenzionale partecipò al mutare degli eventi, segnando un’epoca ma non nella maniera che tutti si aspettano. Fu uno stregone? Certamente sì, come è vero che svolse altre attività “secondarie” in grado di ridisegnarne il ruolo nella storia che conta. Delle volte non tutto è come sembra, Crowley ne fu l’esempio vivente.