Dal Ciclo Bretone fino all’oggi, dal Medioevo ai giorni nostri, c’è un filo rosso che collega le vicende di quel fantastico filone narrativo al nostro Piemonte. Una spada nella roccia (o meglio sotto la roccia) è presente anche in provincia di Biella, precisamente nel torrente Cervo a Vigliano Biellese. La storia di questa lama è particolare e degna di essere raccontata. Vediamola insieme.
La vicenda comincia con immagini abbastanza crude. Un guerriero dal torso nudo e dal volto ricoperto di pittura rituale blu, fa ritorno al suo villaggio. Sporco di sangue e fango avanza impetuoso, in faccia gli si legge che ha sofferto, ma che ha vinto. Al collo del suo cavallo sono legati i capi recisi dei nemici sconfitti, macabro ornamento che indica la superiorità in battaglia.
Entra in scena qui il secondo protagonista della vicenda: il sacerdote druido. Con la sua tunica bianca muove verso il Cervo, lungo il torrente lo seguono i locali del villaggio. Entra in acqua e rivolge, in una lingua rituale e incomprensibile (anche per i presenti), delle preghiere e dei ringraziamenti alle divinità. Il villaggio era salvo, la preghiera detta e il popolo felice. Il combattente depone la sua spada nel grembo del fiume, consuma l’offerta divina e si ritira.
Questa è la storia che più potrebbe avvicinarsi alla verità. Passiamo però ora alle cose concrete. Il ritrovamento archeologico dell’arma avvenne sotto un masso dove anticamente scorreva il torrente Cervo. L’analisi degli studiosi parla di una deposizione volontaria e rituale dell’arma, nel suo fodero di ontano, come offerta votiva.
La forma della lama lavorata a spina di pesce, emersa dalle ulteriori analisi, sottolinea come si trattasse di un’arma di origine celtica. La storia ci insegna che popolazioni nord-europee come i Boi, i Lingoni ed i Senoni abitarono i territori del Delta del Po in secoli molto lontani da noi. L’intreccio delle deduzioni fatte a partire dalla lama con le conoscenze storiche porta ad ipotizzare che la spada abbia una storia simile a quella sopra narrata.
Oggi la nostra Excalibur (tra le tante…) riposa nuovamente, in un terreno tranquillo ed ottimale. Si trova nel Museo del Territorio biellese, a Biella per l’appunto. Non è concesso ai visitatori provare a tirarla fuori e nessuno diverrà re se lo farà. Però potete sempre andare a vederla e immaginare una storia di guerrieri celtici e druidi che compiono sacrifici. Meglio di niente.