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La Rivoluzione di Sparta: risorgere o soccombere

La Rivoluzione di Sparta: risorgere o soccombere

Sotto la ferma guida di due sovrani riformatori, la principale polis della Laconia, nonché una delle città-stato greche più note al pari di Atene, si ritrovò nel III secolo a.C. a dover scegliere con la massima attenzione che piega dare al proprio destino, già sensibilmente compromesso. Le opzioni erano due: abbandonare le tradizioni per poter risorgere dalle ceneri dell’oblio o, al contrario, restare aggrappati ad un glorioso passato nella speranza che questo da solo possa bastare ad evitare la definitiva sopraffazione. Questi i temi focali dell’anonima e poco trattata Rivoluzione di Sparta.

La Rivoluzione di Sparta: risorgere o soccombere

Una “coppia di sovrani” si è detto pocanzi, ma dei due uno già lo conosciamo: essi sono Agide IV e Cleomene III. Sul primo spenderò pochissime parole (consiglio la previa lettura dell’approfondimento sul suo conto per meglio comprendere l’evoluzione della storia) mentre è sul secondo che verterà buona parte della narrazione. Ci basti sapere in questa sede che Agide IV si prodigò in un tentativo di riforma sociale ed economica della Sparta d’epoca ellenistica. Tentativo riuscito solo in parte, perché le resistenze dell’oligarchia conservatrice e le trame di nemici esterni lo condussero alla morte violenta nel 241 a.C. L’eredità ideologica di Agide – da me anzitempo e frettolosamente definito “ultimo vero re di Sparta” – non morì con lui.

Il sovrano che ne decretò l’esecuzione per strangolamento, che come ricorderete era Leonida II, costrinse la vedova del defunto re, Agiatide, a risposarsi con il figlio primogenito, dunque l’erede al trono, Cleomene. Nella speranza che non si sia creato il caos con i nomi, è importante proseguire e dire come Agiatide si impose nei confronti del giovanissimo marito quasi più come maestra che come moglie. Stando alle testimonianze di Plutarco, fu lei ad infondere i dogmi del riformismo a Cleomene, gli stessi che muovevano Agide IV. Come vedete esiste una linea rossa tra i due re, vanamente interrotta dal regno di Leonida II (241-235 a.C.).

Rivoluzione di Sparta guerra di Cleomene

Alla morte di Leonida, il figlio salì sul trono lacedemone nel 235 a.C. col nome di Cleomene III. Egli riprese quel programma di riforma che con tanta premura il padre aveva contribuito ad annullare, se non proprio cancellare. Scendendo nel dettaglio, il nuovo re della dinastia degli Agiadi voleva perfezionare il processo di ridistribuzione delle terre coltivate tra gli Spartani. Così facendo si sarebbero riequilibrate le risorse dello stato e le ricchezze dei suoi cittadini, permettendo a Sparta di sfuggire dal progressivo e logorante declino.

Tuttavia furono i contesti entro quali i due sovrani riformatori si mossero ad essere così diversi. Agide IV operò in larga parte in un momento di pace. Al contrario Cleomene III tentò la cosiddetta Rivoluzione di Sparta durante un periodo di instabilità e guerra. Bisogna chiedersi a questo punto: contro chi? Beh, la risposta è immediata: la Lega achea.

Rivoluzione di Sparta Cleomene III

Dal 229 al 222 a.C. infuriò una guerra tra Spartani ed una coalizione tra Achei e Macedoni per accaparrarsi la fedeltà di diverse città del Peloponneso centrale. Nella storiografia l’evento è noto come guerra cleomenea. Il conflitto si può suddividere in due fasi diametralmente opposte per conduzione della guerra ed esito. La prima fase, che va dal 229 al 226 a.C., arrise sostanzialmente agli uomini di Cleomene III. Egli sperò di guadagnare un certo prestigio militare così da poterlo “spendere” negli affari interni. In poche parole cercava nella forza delle armi una legittimazione per i cambiamenti che avrebbero mutato l’ossatura tradizionale della polis laconica, storicamente restia al rinnovamento.

Il grande piano del re spartano sembrò funzionare in un primo momento. Mentre riportava vittorie sul campo di battaglia (monte Liceo, Ladocea e Dime), i suoi fedeli estromettevano dal potere gli efori (supremi magistrati) ed esiliavano tutti coloro che palesavano delle perplessità sul progetto di riforma agraria. Si tende a parlare di “Rivoluzione di Sparta” per le decisioni – seppur effimere – affermatesi in quegli anni. Di punto in bianco si cancellarono tutti i debiti e si procedette con la messa in comune e la ridistribuzione razionale delle terre. In aggiunta per la prima volta nella sua storia la polis permise l’arruolamento di forestieri nelle fila dell’esercito e, se meritevoli, l’assunzione della cittadinanza spartana.

Rivoluzione di Sparta efori

Cleomene volle rivoluzionare persino l’esercito. Alterò il classico schieramento oplitico in favore della moderna falange macedone. Quello che fece fu imitare i nemici contro i quali combatteva per salvaguardare il cambio di rotta. Ma la guerra nel bel mezzo del Peloponneso prese una piega storta, stortissima anzi.

La seconda e ultima fase della guerra cleomenea si protrasse dal 225 al 222 a.C. Con l’ingresso in guerra del Regno di Macedonia (entrato in guerra in cambio della promessa che gran parte del Peloponneso sarebbe finito sotto il suo controllo) per il rinnovato esercito spartano non ci fu più storia. Il conflitto tra le parti ora presentava anche connotati ideologici. La Lega achea intendeva contenere Sparta soprattutto per non far esportare quelle riforme così pericolose e sovversive dell’ordine costituito.

Rivoluzione di Sparta la falange macedone

Una sola battaglia avrebbe deciso le sorti dei contendenti e questa si sarebbe combattuta nel luglio del 222 a.C. a Sellasia. Polibio racconta come la contesa si risolse rapidamente a favore della falange macedone, che ne uscì vittoriosa. Cleomene vide il suo esercito disgregarsi e prese la decisione di tornare prima a Sparta per poi fuggire in esilio nell’Egitto dei Tolomei. Ad Alessandria d’Egitto visse in una condizione di prigionia dorata. Si tolse la vita nel 219 a.C. dopo aver fallito un tentativo di ribellione e fuga.

Sparta, per la prima volta dalla sua fondazione avvenuta quasi mille anni prima, abbandonava il sistema diarchico per uno repubblicano. Il nuovo governo era un’estensione della volontà della Macedonia. La rivoluzione non aveva resistito e ora Sparta aveva perso la sua indipendenza, per sempre.