A partire dall’ultimo decennio del XV secolo, una confraternita romana si incaricò di trasformare le rovine del Colosseo in un vero e proprio palcoscenico. Ma a che proposito? Ebbene, a essere inscenato era il dramma della Passione di Cristo, il sacrificio della sua morte. Quello spettacolo alterava però l’ordine sociale, dando vita a episodi di violenza, contro gli ebrei. Perché accadeva?
La Pasqua cristiana e quella ebraica erano molto vicine tra loro. Le feste ebraiche di Pesach e Purim erano volte a ricordare i due episodi liberatori: dall’Egitto e da Babilonia. Si ricordavano personaggi biblici come Mosè, Davide ed Ester. La Pasqua festeggiava la liberazione dalla schiavitù dei faraoni, durava otto giorni: il primo è un giorno di riflessione, i successivi sette sono detti dei Pani Azimi.
Il Purim cadeva solitamente tra febbraio e marzo, vicino il carnevale cristiano, e si festeggiava con bevande costumi e cibo, ascoltando la storia di Ester. Ella in astuzia aveva superato Hamam il funzionario persiano che progettava l’eliminazione degli ebrei.
La promiscua vicinanza delle festività cristiane ed ebraiche generava spesso un clima ostile e di violenza. La comunità ebraica doveva temere soprattutto durante i festeggiamenti dedicati alla settimana santa cristiana. Gli agitatori delle piazze spesso condizionavano giovani cristiani sui quali potevano avere più presa, ad aggredire la comunità ebraica e vandalizzare le loro case.
Una confraternita romana, quella del Santissimo Salatore, nel 1490, trasformò il Colosseo in un teatro adibito alla rappresentazione della Passione. Ogni volta però la folla venia sobillata così tanto da generare puntualmente rivolte antiebraiche, fino a che papa Paolo III non fu costretto a vietare la recita.
Così l’ultima recita si svolse nel 1539, organizzata dalla confraternita del Gonfalone. Questa misura si rese necessaria per evitare che scoppiassero tumulti in tutta la città. L’odio suscitato dagli ebrei in quel particolare momento del calendario cristiano li esponeva a un rischio maggiore. In età moderna gli esperimenti di coabitazione furono molti ma non mancarono episodi di violenza e odio, proprio come accadde a Roma.