Honoré Gabriel Riqueti, conte di Mirabeau nel 1788 pubblicò un personale attestato di stima sulla corona di Prussia, ovvero “De la monarchie prussienne”. In breve, il contenuto del saggio lascia intendere una particolare vicinanza agli ideali monarchici da parte dell’autore, nobile legato all’Ancient Regime e alla casa borbonica con sede a Versailles. Tra le righe però spicca una frase che ha catturato la mia attenzione, perché impattante per significato e contesto in cui viene inserita. Raccontando l’evoluzione del corpo d’arme prussiano tra XVII e XVIII secolo, il conte di Mirabeau sentenzia: “molti stati dispongono di un esercito, l’esercito prussiano dispone di uno stato”. Per me è un’assistenza perfetta, poiché mi permette di introdurre l’argomento sui cui voglio concentrare la mia (e magari la vostra) attenzione. Cos’era la Prussia di quel tempo e soprattutto come era giunta a guadagnarsi quella temibile fama?
Per capirci qualcosa, bisogna partire dalla Guerra dei Trent’anni e spostare il nostro focus su uno degli attori “minori” dello scenario bellico: Il Brandeburgo-Prussia del Grande Elettore Federico Guglielmo I di Brandeburgo. Quest’ultimo, uno dei più noti esponenti della casa Hohenzollern, rivoluzionò l’apparato statale vigente nei territori di suo possesso (sparsi tra l’Europa centro-orientale, contraddistinti da una mancante soluzione di continuità territoriale) e, in modo anche energico, si adoperò per “rivoluzionare” il corpo militare a lui fedele. Quindi, a partire dal 1640 Federico Guglielmo mutò la fisionomia del proprio esercito, trasformandolo da un’accozzaglia di truppe mercenarie a un corpo d’arme permanente e professionale. Si delinearono reggimenti autonomi, così si impose un rigido codice comportamentale. L’esercito si gerarchizzò, con la nomina di colonnelli e con l’ingresso di nobili anche tra le file della cadetteria.
Nelle Guerre del Nord (1655-1660) il riformato esercito degli Hohenzollern diede grande prova di sé. Inoltre in tempo di guerra l’intero apparato militare si gonfiò fino a contare circa 20.000 soldati, numeri importanti per l’epoca. Con la proclamazione del Regno di Prussia nel 1701 e l’affermazione in veste di sovrano di Federico I (figlio del Grande Elettore Federico Guglielmo), l’espansione numerica dell’esercito divenne una costante. Facendo un veloce passo avanti, mi soffermo sulla figura di Federico Guglielmo I di Prussia (1713-1740), detto il “Re Soldato“. Egli fu centrale per l’ammodernamento, l’accrescimento e un più ottimale inquadramento dell’esercito. Il sovrano che amava girare a corte indossando sempre la sua armatura, spinse per l’adozione dell’archibugio in ferro e per una generale implementazione di nuove manovre tattiche. Quest’ultime facevano leva su due caratteristiche assodate del soldato prussiano: velocità di tiro e rapidità di movimento.
Ed è proprio con il Re Soldato che gli Junker, l’aristocrazia terriera prussiana, decisero di imbracciare le armi abbandonando facili guadagli latifondisti. Avvicinandoci agli anni ’40 del secolo XVIII, si possono evincere dati impressionanti sull’esercito prussiano. La Prussia vantava il quarto esercito più numeroso d’Europa (60.000 uomini circa), nonostante avesse una popolazione di soli 2 milioni e mezzo di individui (dodicesima in Europa). Su 7 milioni di talleri, l’equivalente dell’intero bilancio statale annuo, il mantenimento dell’apparato militare costava 5 milioni di talleri. Le parole di Mirabeau cominciano ad assumere un senso, vero? Ma il bello doveva ancora arrivare.
Morto il Re Soldato, divenne sovrano suo figlio Federico II (1740-1786), il quale passerà alla storia come “Il Grande“. Despota illuminato e illuminista per antonomasia, Federico II rese la Prussia uno stato davvero moderno, avanzato, funzionante. Un grande generale, forse uno dei migliori della storia, ma anche un uomo dotato di sensibilità artistica, letteraria, filosofica. Sotto di lui l’esercito raggiunse numeri impressionanti, anche per via delle incessanti contingenze belliche che caratterizzarono la seconda metà del Settecento. Un rapporto prussiano del 1776 evidenzia la presenza di 193.000 unità. Di fatto tutta la società prussiana era chiamata, in qualche modo, a servire lo Stato e con esso l’esercito. La nobiltà era alla guida, la borghesia lo manteneva economicamente, i meno abbienti ne rimpolpavano le fila.
Si potrebbe andare ulteriormente avanti, analizzando la Prussia e il suo apparato militare durante l’età napoleonica o, andando oltre, durante la seconda metà dell’Ottocento. Tuttavia ritengo che questa veloce panoramica sull’evoluzione bellica della Prussia in quanto entità statale a trazione militare assolva all’incipit iniziale.