A volte sembra che la storia lo faccia apposta. Assurdo pensare come l’intera macchina propagandistica, fondamentale all’interno della solida struttura nazionalsocialista, con tanta cura e tanta avvedutezza scelse come modello per la “pura razza ariana” una bambina ebrea. La stessa bimba che nelle idee degli alti gerarchi del regime avrebbe rappresentato la “razza superiore” in ogni prodotto, materiale e non, di provenienza rigorosamente tedesca. Questa è la storia di una bambina che, pur non sapendolo, prese in giro un mondo folle e delirante. Questa è la storia di Hessy Levinsons.
Già negli anni ’30 negli USA spopolava il logo di un’azienda impegnata nella produzione di cibo per neonati. Il marchio “Gerber” affidava le sue sorti pubblicitarie a quella che poi venne soprannominata “Gerber Baby Food Baby“. Il volto di una bambina nato dalla matita di Dorothy Hope Smith. La campagna marketing americana ebbe un tale successo da far drizzare le antenne ai vertici della propaganda in quel di Berlino. Proprio a metà degli anni ’30 in Germania iniziò a farsi spazio un gravoso problema: come trattare, da un punto di vista giuridico, tutti i cittadini di nazionalità tedesca ma di origini ebraiche?
Il 20 gennaio 1942, nella Conferenza di Wannsee, l’allora direttore dell’Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich, nonché ex capo della Gestapo, Reinhard Heydrich, dichiarò come al termine della soluzione finale sarebbero spariti all’incirca 11 milioni di ebrei dal territorio europeo. Molti tra quelli, sempre nelle idee del gerarca, potevano vantare anche una lontanissima ascendenza ebraica. Poco importava. Ma se questa fu la linea intrapresa ufficialmente nel ’42, a guerra in corso, in realtà già molto tempo addietro QUALCUNO aveva specificato la percentuale di sangue giudaico necessaria per finire nei guai.
Ma torniamo sulla vicenda della “Gerber Baby”. Goebbels, dopo aver preso appunti, iniziò a cercare con insistenza una bambina che assurgesse a modello per l’ariano puro. Il volto di quel bambino sarebbe finito ovunque, dappertutto. Indisse perciò un bando, per il quale vennero spedite innumerevoli scatti. Il caso volle che un fotografo, profondamente avverso al regime, inviasse una foto raffigurante una bambina che egli sapeva essere ebrea. Il nome della bambina era (è) Hessy Levinsons, figlia di Pauline e Jacob Levinsons.
Già il cognome dovrebbe dire qualcosa, ma a quanto pare i banditori non ci fecero caso e scelsero proprio quel volto. Hessy, ebrea di nascita, divenne la “perfetta bimba ariana“. Papà Jacob nel 1938 ebbe qualche problema con la Gestapo, ma la fece franca. Nessuno, ma proprio nessuno riuscì a collegare il cervello e fare 2+2, avendo le generalità dell’intera famiglia a disposizione. Per fortuna, aggiungiamo noi. La famiglia, onde evitare altri guai, fuggì prima in Francia e poi a Cuba. Infine, a guerra conclusa, si trasferì negli States.
Hessy, oggi Levinsons Taft, è ancora viva. Si è sposata e porta con sé una paradossale consapevolezza. Nonostante la sua ascendenza, le tradizioni, la sua fede, oggi Hessy può dire di esser stata, in un tempo così lontano ma così vicino, la più bella bambina ariana di sempre. Ecco perché a volte pensiamo che la storia lo faccia apposta.