La percezione della distanza, chiaramente, varia nel tempo. Quelle che oggi sono distanze cortissime, percorribili in poche ore di volo, un tempo erano insormontabili, o almeno così apparivano. Questo è il caso della lettera di Aurelius Polion, legionario di origine egiziana in missione in Pannonia, carica di sentimenti e di tristezza.
Iniziamo facendo chiarezza con la geografia. La Pannonia corrisponde ad un territorio fra le odierne Ungheria, Croazia, Austria e Slovenia, l’Egitto era grossomodo quello che conosciamo. Quest’ultima era la parte più ricca dell’Impero romano all’epoca e ciò deve far riflettere su una cosa: la famiglia a cui scriveva Aurelio sapeva leggere.
Torniamo dunque alla lettera, furono Bernard Grenfell e Arthur Hunt, filologi inglesi del XIX secolo a ritrovarla. Il problema fu però la traduzione, questa arrivò solamente nel 2014. Un dottorando della Rice University condusse lo studio che portò a tradurre l’opera nonostante la frammentarietà con cui è giunta fino a noi.
La parte posteriore della lettera contiene inoltre quelle che oggi inseriamo prima di ogni ordine online: le istruzioni di consegna. La lettera, arrivata in Egitto, doveva passare in mano di Acuzio Leon, un amico di famiglia, veterano di guerra, che aveva il compito di consegnarla ai familiari di Aurelio.
La lettera è carica di delusione e tristezza. Il mittente esprime apertamente tutta la sua delusione per le mancate risposte della famiglia e chiede in continuazione della loro salute. La mancanza di farmaci efficaci rendeva la morte una faccenda quotidiana all’epoca e Aurelio temeva per la salute dei suoi. Afferma inoltre di compiere sacrifici agli dei ogni giorno e di pregare per il bene della sua famiglia.
Per quanto antica la lettera appare più odierna che mai. Preoccupazioni e richieste di risposta, nonché le istruzioni per la consegna sono tutti elementi che ancora oggi troviamo nei diversi e innovati modi che usiamo per comunicare. Insomma si tratta di un bel esempio di storia passata che non vuole passare.