I Vichinghi avevano un’innata abilità: la navigazione per mari e fiumi. Quest’ultimi, infatti, si trovavano quasi in soggezione davanti ai grandi condottieri vichinghi. Non solo navigavano lungo le coste, ma erano abili anche in mare aperto, lì dove la terra scompariva. Come fecero ad attraversare l’Oceano Atlantico e a fondare colonie in Islanda, Groenlandia e in Vinland?
Alcuni manoscritti di secoli successivi all’epoca d’oro norrena, ritrovati dagli studiosi, descrivono come avvennero queste traversate marittime. Sembra che essi acquisirono una conoscenza approfondita delle coste, delle correnti, dei punti di navigazione, degli animali marini (volatili e non) durante i loro infiniti viaggi, costruendo così una sorta di mappa mentale.
Inoltre, non possedevano gli strumenti di navigazione che abbiamo noi oggi. Parliamo di individui in grado di navigare grazie al proprio senso dell’orientamento e poco altro ancora. Tutto ruotava sulla pratica e sull’istinto. Osservavano le balene nutrirsi in determinate correnti e le onde infrangersi sulla rive, nonché sulle rocce, sentivano il richiamo degli uccelli e in base a quelli bene o male comprendevano l’area di mare in cui si trovavano. L’ingegno non si limitava a questo: erano soliti avvalersi di fili in piombo con un peso all’estremità, così da determinare la profondità dell’acqua.
Probabilmente utilizzavano anche un semplicissimo rilevatore di latitudine: uno strumento a cerchio in legno da cui spuntava uno gnomone che galleggiava in un secchio. I raggi del sole proiettavano le ombre dello stilo sul cerchio di legno e così segnavano la latitudine.
Alcuni pensano invece che i Vichinghi utilizzassero bussole solari (o pietre solari, che dir si voglia) per determinare la direzione. A testimonianza di ciò, gli studiosi, nel 1948, ritrovarono un oggetto a forma di semicerchio in legno con su incise più linee sul bordo.
Infine, alcune saghe vichinghe menzionano le pietre solari che, tuttavia, nessuno ha mai ritrovato. Un solo cristallo è stato trovato vicino ad un relitto di epoca elisabettiana, vicino alle Isole del Canale. Alcuni studiosi pensano che si tratti della leggendaria pietra del sole.